Se Mario Balotelli è un martire dei nostri tempi…

Aveva scommesso sulla sconfitta del Ravenna, guadagnando diverse decine di migliaia di euro. Poco più di un anno dopo è stato premiato, sempre a Ravenna, per il fair play dimostrato nei confronti dei tifosi. Tempo neanche due settimane e - è notizia di questi giorni - è finito in galera con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Mica quisquilie come corruzione e falso in bilancio. Il protagonista di questa vicenda, a suo modo anche divertente, è tal Giuseppe Postiglione, presidente del Potenza, tra le nove persone arrestate nell’ambito di un’inchiesta sul calcio-scommesse che vede coinvolto anche il Ravenna Calcio, seppur come parte lesa, in seguito alla strana sconfitta di cui sopra, subìta contro il Lecce nella primavera del 2008.
Il calcio è pieno di storie di maneggioni, tentativi più o meno riusciti di combine, totonero, personaggi poco raccomandabili che si insinuano tra le vite dei calciatori al solo scopo di guadagnare anche una piccola percentuale dei loro guadagni o di partecipare a festini a base di donne, alcol e droga. È il lato oscuro di uno sport meraviglioso che si presta alla perfezione ad essere oggetto di appassionanti romanzi noir. E non sono certo questi gli unici aspetti poco edificanti del mondo del pallone, sport popolare per eccellenza ma che del “popolo” ha mutuato anche le sue pulsioni più o meno recondite, quelle che si scatenano soprattutto all’interno degli stadi, dove si vivono emozioni uniche ma si deve anche fare i conti con l’ignoranza più becera e cori quantomeno discutibili. Slogan però che nella loro bassezza e monotona ripetitività con il passare del tempo finiscono con lo svuotarsi di significato. Come quelli di cui si parla in questi giorni, considerati giustamente dai giudici “insultanti” nei confronti di Mario Balotelli, giocatore dell’Inter dotato di ottima tecnica ma scarsissima umiltà, più impegnato a pensare alle auto di lusso che al suo lavoro (da il vangelo secondo Mourinho) e che non brilla certo per simpatia secondo il parere unanime di tutti gli stadi d’Italia. Ma questo Balotelli è diventato anche improvvisamente un martire del razzismo grazie all’ipocrisia che regna sovrana nel mondo del calcio, tra semplici tifosi con i paraocchi e giornalisti perennemente a caccia della polemica che con un’espressione grave sul volto non vedono l’ora di dare notizia dell’ennesimo gesto da condannare. Ma c’è differenza tra razzismo e violenza, quella vera, e stupidi cori da stadio. Vediamo di tornare alla realtà, per favore. Chissà che a ridimensionare la portata del fenomeno non lo si possa anche affondare, magari facendo sentire un po’ meno importante chi allo stadio si augura la morte di un giocatore, che sia Maradona o Balotelli, qualunque sia il colore della sua pelle.

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