Se per cambiare metodi
serve il ballottaggio…

Dopo aver visto la composizione della nuova giunta di Rimini, la domanda sorge spontanea: per avere una roba così dovevamo andare anche noi al ballottaggio? No, perché se così fosse la prossima volta ci potremmo impegnare di più, magari senza stare troppo a rompere le scatole al nuovo impresentabile candidato del centrodestra.

Tanto per capire di cosa stiamo parlando, comunque, per chi non lo sapesse il neoeletto (appunto, al ballottaggio) sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, ha nominato in questi giorni la sua nuova giunta e il confronto con Ravenna (almeno sulla carta, sia chiaro) è impietoso. E non solo perché Gnassi l’ha comunicata prima su Facebook che ai giornalisti. A Rimini, innanzitutto, gli assessori sono otto ed è stata rispettata alla lettera la legge per tagliare i costi della politica che prevede siano un quarto dei consiglieri comunali, 32, come a Ravenna. A Ravenna, invece, gli assessori sono nove perché la stessa legge dà la possibilità, a chi lo voglia, di considerare tra i consiglieri anche il sindaco e di arrotondare il risultato della divisione all’eccesso. Una comica. Senza divagare troppo, però, a Rimini degli otto assessori solo uno era già in giunta e farà il secondo mandato (altri due sono stati scippati a Provincia e Comune di Riccione, dove ricoprivano il ruolo di assessore da appena due anni). Nel nostro Comune abbiamo invece il vicesindaco al quarto mandato (il loro è addirittura donna, 34enne), un assessore al terzo, altri due al secondo. E ci è andata bene.
L’età media della giunta di Rimini è di 40 anni con il più giovane che ne ha però 31 e il più anziano 53. A Ravenna la media fa 43, ma grazie a due ragazze di 22 e 25 anni senza peraltro che abbiano particolari caratteristiche da renderle adatte al ruolo per loro scelto dal Sindaco, secondo alcuni quasi a caso. Una delle due, come noto, è anche assessora alla Cultura (oltre che all’Istruzione, tanto per non farci mancare niente). Ecco, alla Cultura, Rimini, che non è neanche candidata a capitale europea, ci ha messo invece Massimo Pulini, artista, tra i massimi esperti dell’arte del Seicento e in curriculum anche le decorazioni degli appartamenti papali su commissione dei Musei Vaticani. Poi, che dire, c’è un ex Nazionale di pallanuoto allo Sport, una filosofa, una donna con contratto a tempo determinato che si dovrà occupare di lavoro e all’Ambiente una delle fondatrici del comitato Acqua bene comune della città. Tutti parlano almeno tre lingue e, attenzione attenzione, non sono stati scelti in base all’appartenenza ai partiti. “Quasi” come a Ravenna dove l’accordo era un assessore per ogni alleato e il resto al Pd. Laggiù – si fa per dire, visto che geograficamente non è che siano poi così lontani da noi – sono stati scelti, dice il Sindaco (che ha interpellato anche i grillini per chiedere loro consigli sulla giunta), «sulle base delle competenze e del rinnovamento. Abbiamo rotto con il passato, evitando i soliti pastrocchi dei partiti». Addirittura. Che dire, chapeau!

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