Si fa presto a parlare di cultura

Poi, però, non lamentiamoci se sempre meno gente si avvicina alla cultura, se alcuni eventi sono sempre più elitari e se, praticamente, la nostra bella iniziativa artistica non se le caga letteralmente nessuno. Questi sono solo due esempi di presentazioni di eventi che si svolgono sul nostro territorio. I pezzi che ho estrapolato sono assolutamente veri, comunicati inviati alla stampa, immaginiamo, per far capire ai giornalisti di cosa si tratta, dovendo poi essi scriverne sui loro giornali.

«È un evento in cui il desiderio è creare, nella città, un’area sensibile, attraverso la proposizione di un progetto, ogni volta diverso, che possa comunicare con le persone, e lasciare una piccola traccia nel pensiero, tenendo saldo il concetto-guida di cultura come energia. […] Si tratta di un progetto che vede coinvolti 11 artisti, provenienti sia dall’ambito performativo che visivo, e chiamati letteralmente a “sognare” negli spazi del xxx e ad interrogarsi quindi sulle questioni inerenti la possibile trasmutazione di una visione interiore, scaturita in stato meditativo,  in opera artistica. Gli artisti saranno guidati insieme a contattare lo spazio profondo in cui si generano sogni e visioni. […] Il progetto si articola in due fasi quotidiane nel corso di una settimana: ogni giorno, in un  primo momento,  i partecipanti sperimenteranno diversi modi di contattare il piano astrale: attraverso tecniche di yoga nidra, prana vidya (visione dell’energia), pratiche del sogno lucido, cicli di rinascita circolare attraverso il soffio, modalità diverse per creare una visione e mantenerla in vita. A questa prima seguirà un momento di dialogo, discussione, trascrizione e collezione di immagini, figure, suggestioni, letture, creazioni di grafici, disegni e altro. Il pubblico potrà, in quei giorni,  condividere quotidianamente il luogo in cui le visioni prendono corpo nella mente dell’artista, e osservarli come reperti provenienti da un altro mondo”. E questo è uno.
Ecco invece qui sotto come altri organizzatori definiscono il loro festival: “Nella dinamica schizoide che lacera i nostri tempi gli atti si frantumano. La brevità dell’agire sembra così confinarle in un luogo corrosivo, quasi che non si possa sottoporle al vaglio della definizione, anzi ponendole in antitesi col determinato, con la necessità della finitezza. Paradosso del principio di indeterminazione, l’atto che fugge si pone di fronte a noi e colloca la nostra sensazione sullo scarto di binari tra loro assai diversi pur sempre misurabili”.

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