Sul calcio non si può scherzare

Giù le mani voi, da Travaglio in giù, che approfittate degli Europei di calcio per fare quelli che non sono come noi, che non si emozionano per l’Italia perché c’è lo scandalo scommesse, anzi ci tifate contro che fa tanto fighi, quelli che nel nostro paese c’è ben altro per cui scendere in piazza. Non fate casino, non scaricate le vostre frustrazioni sul gioco più bello del mondo. Che poi non è un gioco, lo sappiamo tutti noi, che abbiamo la fortuna di averlo capito sin da piccoli. Lo sappiamo tutti che non sono importanti gli uomini, che passano, che abbiamo festeggiato un Mondiale vinto dall’Italia di Materazzi e Cannavaro e avremmo fatto festa volentieri anche per un Europeo conquistato da Bonucci, Cassano e Balotelli. Chissenefrega cosa è successo e cosa succederà. Il calcio, in tutto il mondo, ha visto scandali di ogni tipo passare e ne è uscito indenne, perché è qualcosa di più grande di un’indagine o di un’inchiesta. Delle leggi. Della morale. Il calcio è bello perché esistono cose come Maradona che beffa gli inglesi con un gol di mano, figuriamoci. Il calcio è quella cosa che ti cambia la giornata, la settimana, la vita. Sì, la vita. Perché quando sarai vecchio te lo ricorderai, il Mondiale del 2006. Ti ricorderai dov’eri. La tensione prima del rigore di Grosso. Ti ricordi l’82 e Pertini. E ti saresti ricordato volentieri anche di Mario Monti. Nessun Travaglio potrà convincerti del fatto che non bisogna tifare Italia perché altrimenti ci si dimentica del calcioscommesse. Il calcio è un’altra cosa. È sudore e passione, è il profumo dell’erba, per chi ci ha giocato, è il muovere il piede come se la palla fosse lì davanti a te, mentre invece sei solo davanti alla tv. È quel brivido che ti scorre dietro la schiena quando la palla sfiora il palo. È l’emozione di vedere giocare Zidane – che è l’ultimo vero fuoriclasse che ci è stato concesso vedere, altro che Cristiano Ronaldo (su Messi ho qualche dubbio che ancora non riesco a risolvere) – e allo stesso tempo farti perdere in discussioni su quanto fosse sopravvalutato Roberto Baggio. È quella cosa che ti fa chiamare maestro un certo  Galeone e tifare per uno che si chiama Prosinecki, per esempio, o Futre. Guardare una partita di calcio è un rito che nessuno deve neanche cercare di toglierci, poi con una risata o una scrollata di spalle. Nessuno deve togliermi la gioia di pensare di essere finalmente nell’anno pari dei Mondiali. O degli Europei. Neanche se centravanti dell’Italia diventasse all’improvviso Angelino Alfano. Il calcio è calcio. E non si scherza. Non si tocca. Su tutto il resto sono disposto a discutere.

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