Tra cronaca nera e domande senza risposte

Sono successe cose brutte, al mare. Ma anche strane, almeno mi pare. Innanzitutto sono morti tre ragazzi nel giro di pochi giorni. Il primo è un ivoriano annegato a Lido di Classe per salvare due bambini, che miracolosamente nelle locandine dei giornali diventa “calciatore”. Non certo “extracomunitario”, che non stiamo mica parlando di un borseggiatore.

Poi il povero ivoriano esce di scena e a morire sono altri due, questa volta a Marina, un keniota quindicenne e il suo accompagnatore, un volontario milanese di 28 anni, anche lui annegato tentando di salvare altre persone. Sono del giro del Ravenna Festival. Apriti cielo. Il cuore di Ravenna inizia improvvisamente a sanguinare, diventa il caso di cronaca dell’anno e il gesto eroico del milanese un esempio per tutti. Ci mancherebbe. Poi viene organizzata anche una cerimonia di commemorazione delle vittime al teatro Rasi, con sindaco, acrobati, un buffo ometto con capelli e barba bianca, addirittura l’assessore alla Cultura del Comune, che parla più che agli stati generali della cultura. E visto che la dinamica degli incidenti è simile, viene annunciato che alla cerimonia verrà commemorato anche il povero ivoriano di cui sopra. Per entrambi gli eroi annegati nel mare ravennate, il prefetto chiede il conferimento della medaglia d’oro al volore civile. Quello che mi chiedo io è se questa cerimonia, e questa medaglia, all’ivoriano le avrebbero concesse anche se non fosse morto più nessuno. Io non credo. E mi chiedo se abbia un senso. Direi più o meno lo stesso che ha scrivere su un giornale – tanto per saltare di palo in frasca e parlare comunque anche dell’altro caso di cronaca capitato in questi giorni a Marina – che il presunto violentatore, testualmente, “era sopra alla madre a terra”, quando il figlio della vittima è giunto al parcheggio dove si è consumata la violenza sessuale. Allo stesso modo, ditemi voi, ha senso scrivere, sempre sullo stesso quotidiano (il più letto della città), che la condotta attribuita al colpevole sarebbe quella “di aver tenuto ferma a terra la donna, di averla denudata, di averla palpeggiata in più parti e di aver avuto con lei un rapporto sessuale”? Grazie, caro giornalista, per avere risolto i nostri dubbi. Il violentatore, in effetti, all’arrivo del figlio della vittima avrebbe potuto essere anche sotto, o chissà, magari di fianco. E ora sì che lo sappiamo, per violentare quella donna, il presunto stupratore, l’ha addirittura svestita.

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