Tutti i giorni battetevi per la libertà di satira

Scrivo queste due righe nel giorno in cui tutto il mondo parla dell’assalto alla redazione parigina del settimanale satirico Charlie Hebdo. Dodici morti e otto feriti per mano di terroristi islamici che avrebbero vendicato così le vignette contro Maometto per cui il giornale era già finito nel mirino dei fondamentalisti negli anni scorsi. Un episodio che avrà ripercussioni pesanti in tutto il mondo e che non ha senso paragonare con nulla che può essere accaduto a Ravenna; un episodio che non è un attacco alla satira, ma alla libertà in generale e sarebbe troppo semplicistico ridurre il tutto a un dibattito sul giornalismo, visto che c’entra l’Islam e la guerra di religione.
Però è anche un po’ troppo facile, oggi, schierarsi tutti dalla parte della libertà di satira. Tutti: la satira non si tocca. Va bene, ma sarebbe bello pensarlo sempre e comportarsi di conseguenza. Sarebbe bello che nessuno gridasse allo scandalo per una vignetta di Vauro, per esempio. Sarebbe stato bello che Berlusconi non cacciasse dalla televisione Luttazzi per la sua satira. O per tornare alla nostra realtà, sarebbe stato bello che il sindaco Matteucci non avessa mai attaccato pubblicamente l’illustratore di fama internazionale che è qui a fianco a me, Gianluca Costantini, per una vignetta satirica. Era l’ottobre del 2013 e Matteucci si disse scandalizzato per la rivisitazione che Costantini fece del logo del Comune di Ravenna. «Vergogna, chiedete scusa», disse il sindaco a Costantini e Ravenna&Dintorni, aggiungendo che non era «giusto» distorcere il logo e facendo paragoni con ministri leghisti. Il sindaco di una città che dalla propria posizione inevitabile di forza dice cosa è giusto o sbagliato per un vignettista e grida allo scandalo contro la satira. In quel periodo furono in tanti i lettori a solidarizzare con Ravenna&Dintorni. Non ricordo un politico che ebbe il coraggio di farlo pubblicamente.

Detto questo, lo ripeto, Parigi non c’entra nulla. Quella è roba seria, questa è solo una piccola gaffe. Ma mi piacerebbe che il prossimo sindaco non ci ricascasse.

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