lunedì
16 Giugno 2025
Rubrica L'osservatorio

Un incubo a lieto fine

Condividi

 

Ho fatto un sogno.

Andavo allo stadio finalmente a rivedere una partita di calcio, c’era gente in fila, che bello, con la mascherina, che strano, e quando è arrivato il momento di entrare non c’erano i tifosi, ma vecchi che facevano la spesa in bancarelle di frutta e verdura allestite sotto le tribune. In campo, invece, i calciatori giocavano mantenendo la distanza interpersonale e la partita è finita 83 a 75.

Durante l’intervallo mi ha videochiamato mia zia che vedo solo a Natale e a Pasqua perché a Pasqua, in effetti, non siamo riusciti a vederci e voleva sapere come stavo.

Quando sono tornato a casa, invece, era pieno di bambini che seguivano una videolezione in cui un’insegnante leggeva ad alta voce un libro che a sua volta era un audiolibro che a sua volta era letto da un’insegnante in streaming e non capivo perché cazzo ognuno non si poteva leggere un libro a casa propria e bona lì.

Sono uscito e ho dovuto consegnare a un vigile un’autocertificazione in cui mi impegnavo ad andare al bar più vicino che faceva l’asporto anche se poteva fare solo il domicilio e anche se il caffè mi faceva schifo ma poi appena girato l’angolo mi sono messo a correre come mai avevo fatto prima fino a raggiungere un orto, ho scavalcato la recinzione e finalmente sono riuscito ad annaffiare una pianta di zucchine, sentendomi un vero ribelle, un vero anticonformista.

Ma a quel punto ho sentito una musica nota, un canto provenire dai balconi, “o partigiano, portami via”: era il 25 aprile e per festeggiare la gente cantava dal balcone a un orario prestabilito, visto che non poteva andare a celebrare la Liberazione come al solito mangiando un panino con la salsiccia in pineta.

Così sono scappato di nuovo in casa e mi sono guardato il Ravenna Festival in streaming ma la connessione saltava, c’era casino e allora sono uscito in giardino a gridare.

Poi ho preso la mia mascherina da sub personale e sono salito in macchina per andare al mare dove finalmente mi sono steso nel mio lettino ricoperto di plexiglass e ho finalmente realizzato che almeno qualcosa di bello, in tutto questo incubo, c’era: poter ordinare e farsi portare sotto l’ombrellone una caipiroska e non avere nessuno con il proprio corpo semi-nudo a meno di due metri di distanza.

Mi sono svegliato e finalmente ho guardato al futuro con ottimismo. Voi, invece, tutto bene?

Condividi
Contenuti promozionali

DENTRO IL MERCATO IMMOBILIARE

CASA PREMIUM

Spazio agli architetti

La casa di Anne

Il progetto di un'abitazione del centro di Ravenna a cura dello studio di Giovanni Mecozzi

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi