Web e commenti La parola a peterstillman

Regalo questa settimana questo spazio a peterstillman, che i lettori del sito di Ravenna&Dintorni conosceranno bene, essendo tra i suoi commentatori più assidui. Lo avevo tirato in ballo e ora non posso fare altro che sorbirmi la sua replica. Anche se forse – a causa di citazioni piuttosto criptiche – la capiremo solo io e lui.

«Da anonimo ad anonimo. Circa il pezzo di Moldenke (M.) del 13 settembre, trovo singolare che ad occuparsi di anonimato in rete sia proprio chi non si firma. Sarebbe come affidare una trasmissione sulla Shoah a H. o una rubrica sulle speranze di vittoria della sinistra a V. Di cosa tratta in realtà, M.? Ma di se stesso, of course: in quanto commentatore sotto mentite spoglie. Nonostante siffatti crediti, M. se ne tira comodamente fuori, finendo per eleggermi a caso tipico delle orde commentatrici: additandomi platealmente, rinfacciandomi ubiquità zeligghiane, non risparmiandomi, in sovrappiù, un supponente tono derisorio. Dov’è uno straccio di merito? Pare identificarsi con la stigmatizzazione tout court di una mera azione, come se fosse una colpa commentare. Aleggia, tra tanta vischiosa sentenziosità, lo spirito di K. Al contrario, giù dal pero, il tema avrebbe potuto essere un altro: che si è “ridotti” ad usare la rete perché le occasioni di confronto libero sono rare e il diritto di parola è sempre stato più sulla carta che effettivo. Si sa che ad abbuffarsi sono proprio quelli che hanno patito la fame. Certo, tutto ciò dà la stura anche agli eccessi, alle comarate, alle intromissioni indebite, quando non al turpiloquio gratuito, ma M., che si compiace – lui, così scafato, uno che la sa lunga a quanto pare – di osservare il bailamme da una torre d’avorio, imbellettandosi tra i rassicuranti bastioni di un ebdomadario, avrebbe davanti a sé un’irripetibile occasione (“Sii tu stesso il cambiamento che vorresti per il mondo” , profondeva il Mahatma): compiere un pedagogico e palingenetico coming out  iniziando a siglarsi col proprio nome, mostrando alle masse parolaie quanto possa rivelarsi liberatorio far coincidere il proprio pensiero con la propria faccia, e accomodarsi di diritto negli annali (è un campo ancora vergine, ne approfitti) come: il corsivista che uscì dall’anonimato, cambiando le sorti dei forum di R&D e della città tutta. Per ora, ahimé, trattazione nulla per incompatibilità manifesta! Tornando a me. Ciò che M. mi attribuisce lo reputo assolutamente meritorio, laddove, da parte sua, ripeto, è proprio il merito che difetta: forse non sa che C. è stato sul medesimo scranno per tre lustri più extension! Ma a chi dovremmo chiedere conto dell’amministrazione culturale, all’usciere di Palazzo Merlato?  Forse non sa che la pedagogia dal basso e la cultura anti-accademica nascono molto prima delle A.! È vero: p. s’interessa della sua città, specie della vita culturale. Del resto, è il suo lavoro e la sua passione. E allora? “Per quale motivo sta elencando i miei meriti?”, direbbe W.A. CEC, Teatro, Scuola, Anti-razzismo non sono compartimenti stagni. Perfino un bambino ne evidenzierebbe le connessioni. Riflettici M., come annuncia il Re del Mondo: il giorno della fine, non ti servirà l’anonimato». peterstillman@katamail.com     

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