In ossequio alla parità di genere, oggi vorrei dedicare due righe a coloro che, vittime di odiosi stereotipi, sono spesso dipinti come figuranti abbastanza marginali nel cast familiare: i padri.
Provo grande tenerezza per i padri. Per secoli hanno potuto allegramente riprodursi con il minimo sforzo: giusto un piacevole interludio di passione e poi potevano sostanzialmente scordarsi del frutto dei loro lombi fino al momento di insegnargli a guidare. Come si può non solidarizzare con il primo uomo a cui è stato messo un neonato urlante tra le braccia senza un libretto di istruzioni (si sa che gli uomini adorano i libretti di istruzioni)?
I padri di oggi, secondo me, si dividono in due grandi categorie:
A) I nostalgici: non lo ammetterebbero mai, ma invidiano parecchio il modello paterno dei loro nonni, e hanno elaborato una complessa strategia per replicarlo. Astutamente, fingono di non essere in grado di allacciare un body da neonato o dosare il latte in polvere (per la verità questo non l’ho mai imparato neppure io, ma vi do una notizia: esiste il latte liquido già pronto). Portano i bambini all’asilo sbagliato. Si fingono morti nelle chat scolastiche. Ovviamente le madri, da vere polle, ci cascano subito e rinunciano alla suddivisione dei compiti.
Risultato: la mamma, credendosi l’unica in grado di assicurare la sopravvivenza della prole, corre come una scheggia impazzita mentre il povero padre inetto si beve una birra sul divano. Ora capite dove nasce il patriarcato? Dobbiamo farci un po’ più furbe, signore mie.
B) La seconda categoria è la più insidiosa. Si tratta dei padri che hanno abbracciato con gioia il nuovo corso della paternità, ma non è sempre una buona notizia. Li vedi ai corsi preparto, con l’occhio febbricitante tipico del neoconvertito, e te li ritrovi in sala parto a consigliare il ginecologo sull’opportunità di eseguire una manovra di Kristeller. Preparano tabelle di excel con orari delle poppate, frequenza e consistenza della defecazione del pupo. Conoscono a menadito il metodo danese per crescere figli felici, e rompono le scatole alle povere madri che applicano (come la sottoscritta) il metodo italico per barcamenarsi durante l’infanzia dei figli (il metodo è valido fino alla pubertà: dall’adolescenza è impossibile uscire indenni, ndr).
Ho visto padri aprire (e moderare!) chat di genitori. Ho sentito con le mie orecchie padri al parco discutere sulla marca di grissini con la minor percentuale di sodio. Se il vostro compagno mostra tali preoccupanti sintomi, potete provare a regalargli un abbonamento a Sky Sport e procedere (con gradualità, mi raccomando) al sequestro dei manuali di pedagogia. Ma il risultato non è garantito.
Insomma, aspettando con ansia il manuale-di-qualsiasi-nazionalità-per-essere-genitori-e-mantenere-uno-straccio-di equilibrio-psichico, ridiamoci su. E ogni tanto, diamoci una pacca sulla spalla a vicenda, che alla fine siamo sulla stessa barca.