Breve, corale, profondo Bible: un piccolo gioiello

Bible

L’ultima cosa bella sulla faccia della terra di Michael Bible, tradotto dalla bravissima Martina Testa per Adelphi, è un breve romanzo che in poco meno di cento pagine riesce a condensare più mondi, vite, voci, traiettorie. Un piccolo gioiello che dimostra come non ci sia necessariamente bisogno di migliaia di pagine per tratteggiare il ritratto di un’intera comunità, un’epoca, una storia individuale (come ogni tanto invece sembra di capire da certe scelte editoriali e certa critica).

Nella piccola Harmony in North Carolina un fatto di cronaca ha irrimediabilmente cambiato molte vite: un giovane uomo ha dato fuoco alla chiesa del paese durante una messa uccidendo diciotto persone. I primi a raccontarcelo sono i coetanei di quel ragazzo, diventati i vecchi che non sarebbero mai dovuto essere. Voce corale per darci i contorni del luogo, degli anni, dei tempi. Pennellate di ricordi di infanzia e di scuole, un tono leggiadro, a tratti addirittura comico. Poi eccoci invece nella cella di Johnny, il colpevole. Pagine magistrali a ripercorrere le tappe di una breve esistenza accompagnata da la Costante. Depressione? Tendenza all’autodistruzione? Ricerca senza fine di un senso all’esistenza? Pagine semplicemente magnifiche, profonde, taglienti, commoventi, a tratti visionarie e liriche che non scadono mai nel banale, nel sentimentalismo, nell’orrore. Squarci di vite, amori, perdite, di ricerca di un senso che forse hanno solo i fiori del corniolo.

A più riprese torna un dio e il tema della religione, tra fanatismi e ipocrisie, ricerca della purezza individuale e comunità che vorrebbero essere salvifiche. Un romanzo per certi versi esistenziale e universale, ma profondamente calato nel sud degli Stati Uniti, in una città più antica degli stessi Stati Uniti che vive di tabacco e raccomanda ai ragazzi di non iniziare mai a fumare. A fumare e farsi del male e mantenere la loro economia, ci penseranno i cinesi. Cento pagine in cui sono racchiuse le mille contraddizioni di un luogo e un’epoca e che sono attraversati dalla lotta di un singolo contro il male che non viene da fuori ma nasce dentro, e può forse nascere in ognuno di noi e che alla fine, volenti o nolenti, ci riguarda tutti. A volte, in fondo, nulla meglio di un fatto di cronaca ci racconta un mondo e nulla meglio di un romanzo può sviscerare un fatto di cronaca.

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