Il tempo è una componente fondamentale della musica, questo è lapalissiano. Ogni giorno le radio sparano stormi di batterie che marcano il tempo ed evidenziano i ritmi più peculiari, tuttavia, c’è un altro tempo che in musica viene molto apprezzato: quello che scorre. Il tempo, infatti, è un τόπος piuttosto frequente nel teatro d’opera anche se celato. Basti pensare alla Tosca di Puccini. Quest’opera mantiene un’aderenza notevole all’unità di tempo aristotelica secondo la quale l’azione drammatica deve svolgersi entro le 24 ore per garantire una certa verosimiglianza e una concentrazione narrativa a tutto servizio dello spettatore. Certo non è l’unica opera, si potrebbero citare anche la Cavalleria rusticana di Mascagni, i Pagliacci di Leoncavallo, la Dido and Æneas di Purcell o La serva padrona di Pergolesi solo per fare qualche altro esempio.
Non è, però, l’unica declinazione di tempo che si può avere in musica. Vi è, infatti, un’attenzione naturalistica dei compositori verso il tempo, quasi a voler riprodurre in maniera retorica la naturalezza del suo scorrere. Sono tantissimi i richiami alla posizione del sole sulla volta celeste. Il più emblematico è, forse, il ciclo delle tre sinfonie di Haydn, Le matin, Le midi, e Le soir che costituisce un arco narrativo completo di una giornata, mentre altri compositori si sono dilettati a giocare con le parti della giornata. Forse il più famoso ed emblematico è Il mattino di Grieg, caposaldo della letteratura flautistica per le scuole medie e le suonerie per cellulare, ma non dimentichiamo anche l’alba da Also spracht Zarathustra di Strauss o, ancora, l’Alborada del gracioso di Ravel che ritorna sullo stesso tema anche nel Lever du jour nella sua Daphnis et Chloé. C’è poi il momento pomeridiano, frequentato tra gli altri dal nostrano Respighi nella Fontana di Trevi al meriggio, ma il momento che più di tutti catalizza l’attenzione dei compositori è certamente la notte. Per tacer dei notturni vari si citeranno le famosissime Verklärte nacht di Schönberg e La notte sul monte Calvo di Mussorgskij. Certo poi anche Vivaldi si iscrive a questo circolo con La notte e, in chiusura, è giusto parlare del Sogno di una notte di mezza estate di Mendelssohn.
A questo proposito, è proprio un sogno poter festeggiare il passare del tempo anche su queste colonne. In questi giorni questa rubrica compie dieci anni grazie, soprattutto, al tempo che voi lettori dedicate a leggerla, perciò auguri a tutti noi!



