Il ritorno di Harry Hole

Jo Nesbo

Harry Hole è tornato e per chi lo ama è impossibile resistere alla tentazione delle 582 pagine di Luna Rossa, edizioni Einaudi, traduzione di Maria Teresa Cattaneo, Stefania Forlani ed Eva Kampmann. Il protagonista alcolista del celeberrimo Jo Nesbo può infatti creare dipendenza. Leggerlo è un po’ in effetti come entrare nel tunnel di una sbornia, senza le controindicazioni del caso. Si sa bene a cosa si va incontro e per qualche giorno ci si può più o meno felicemente dimenticare di tutto il resto (consigliata la lettura durante le ferie o almeno il weekend); alla tredicesima storia non è che ci si possa aspettare grandi sorprese. Tanto per cambiare troviamo Hole lontano da casa (questa volta a Los Angeles), di nuovo in fuga e senza la minima intenzione di tornare a Oslo, tantomeno in polizia. Senonché naturalmente accade qualcosa che di fatto lo obbliga a cambiare idea, lo riporta alla caccia e a nuova discesa agli inferi. Chi lo conosce lo sa, Nesbo non risparmia nulla e quella delle sue pagine è tragedia vera, shakespeariana quasi (non a caso lo scrittore norvegese ha riscritto un Macbeth in chiave contemporanea che merita sicuramente attenzione).

Vendetta, incesto, tradimento, passione: tutte le sfumature dei sentimenti umani e delle pulsioni più violente sono filtrate dal calcolo più razionale, dall’intelligenza più cristallina e da un mente guidata da sentimenti come pietà, empatia, affetto ed etica. Attorno a Hole tornano copratogonisti i sopravvissuti alla dodicesima indagine su cui gravano le assenze e la tragedia con cui si era conclusa quella che poteva sembrare quasi una fine della serie e che invece non lo è stata, per fortuna, come non lo sarà questa. Al solito lo sfondo è quello di una Norvegia e in particolare una Oslo incredibilmente ricca raccontata dallo sguardo attento di Nesbo sulla società, sui cambiamenti in atto, l’urbanistica, la vita dei singoli.

E poi c’è lo sguardo disincantato di chi è disposto a concentrarsi solo su obiettivi che hanno a che fare con la vita e la morte, il giusto e lo sbagliato in termini assoluti, che è quello di Hole. Un uomo che non ha più niente di perdere e che lo stesso riesce a mostrarsi capace di solidarietà, amicizia, perdono per le debolezze di chi lo circonda, consapevole delle proprie. L’alcol è lì, il buco nero che lo ingloba alla minima distrazione. E di tutte le sue battaglie, più che quella contro l’ennesimo serial killer (ebbene sì, più o meno), è proprio questa a renderlo ancora una volta un personaggio tanto affascinante, forte eppure vulnerabile, capace di rinascere e risorgere ogni volta un po’ meno santo, un po’ meno eroe.

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