Un capolavoro classico: “Demon Copperhead” di Barbara Kingsolver

Copper

Un io narrante destinato a restare nella memoria di ogni lettore. Demon Copperhead è uno di quei personaggi che non ti abbandonano dopo aver chiuso il libro e che vorresti ogni tanto poter reincontrare.

Premio Pulitzer 2023, il capolavoro di Barbara Kingsolver, Demon Copperhead appunto, edito in Italia da Neri Pozzi con la traduzione di Laura Pandiani, è lungo 656 pagine e non una riga è di troppo. La storia è quella di uno degli ultimi, un bambino e poi ragazzo della Lee County, in Virginia, che sopravvive a una vita ai margini densa di incontri, personaggi, affetti, scontri con la vita.
Omaggio dichiarato a Charles Dickens, il romanzo mescola sentimento, storia, politica, denuncia senza mai perdere quello che innanzitutto è il gusto della narrazione, del racconto in quanto tale, con la levità e il divertimento che fu del grande scrittore inglese.
Se David Copperfield si districa nella Londra trasformata dalla Rivoluzione industriale nell’epoca della doppia morale vittoriana, Demon Copperhead cresce invece negli Appalachi, in una delle zone con la più alta percentuale di poveri degli Stati Uniti, in una miseria inimmaginabile nella più grande potenza mondiale. Ed è qui che tra gli anni Novanta e i primi Duemila viene sballottato tra improbabili famiglie in affido e tra adulti e coetanei che diventano vittime di farmaci oppioidi, in quella che fu una sorta di epidemia di assuefazione e dipendenza di intere fasce di popolazione provocata innanzitutto da politiche sanitarie e case farmaceutiche (nessun complottismo, fatti dimostrati e giudicati, raccontati dalla prospettiva delle vittime).

Lungo la sua strada ci saranno troppe vittime, troppe strutture inadeguate che avrebbero dovuto dargli una mano, come i servizi sociali, ma anche qualche fulgido eroe (oltre a quelli che disegna lui stesso) che in realtà sono anche i pochi adulti lucidi in grado di capire cosa sta capitando intorno a loro e che riescono con il loro agire a intervenire e modificare destini che sembrano già segnati (tra questi in particolare due insegnanti e un’infermiera, a proposito di ciò che stiamo più o meno consapevolmente smantellando o sottofinanziando in Italia adesso).

Un libro fortemente politico e quasi di classe si potrebbe dire, dove a essere ai margini non è solo il protagonista ma un intero territorio afflitto da morti precoci e malattia e che però, nonostante tutto ribolle di umanità, speranza, vita. Una storia di resistenza, forza, coraggio, sentimento, riscatto. Un mix narrativamente perfetto che pur facendo luce su un pezzettino di mondo, un dato luogo in un dato periodo, ci ricorda cosa significa essere esseri umani a ogni latitudine (altra cosa di cui si sente quanto mai il bisogno in questi tempi di guerre).
Bravo anche Riccardo Ricobello in una lettura, per chi ama gli audiolibri, di 35 ore che si vorrebbe non finisse mai.
Se fino a qui non si fosse capito, non l’ennesimo grande romanzo americano, ma un capolavoro vero, degno del classico a cui si ispira.

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