Cosa ascolti a Capodanno?

Concerto Capodanno Vienna

Un concerto di Capodanno a Vienna

Il Natale è alle porte e ciò può significare, musicalmente, solo due cose. La prima, facile da indovinare, è che chi frequenta le sale da concerto ha fatto ormai indigestione, prima che di cappelletti in brodo come la tradizione romagnola vuole, di pastorali e brani fatti per la notte di Natale. Non serve citarli tutti, anzi, ogni compositore dal Seicento all’Ottocento si è speso per comporre un brano “natalizio”. Che fosse un concerto grosso o una carola, poco importa, questi brani esistono, vivono e sono tra noi riempiendo i programmi dei concerti decembrini.

La seconda, invece, è che, scartati i regali e in attesa che Gaspare, Melchiorre e Baldassarre arrivino nella fredda capanna di Betlemme, si pensa al 1° gennaio. E la domanda temuta da tutti su come si trascorrerà il Capodanno, per i musicofili può avere solo due risposte: Venezia o Vienna.

Il concerto austriaco nasce nel 1939 e dal 1941 non salta un appuntamento. Nato per valorizzare la musica di Johann Strauss figlio, nel corso degli anni è diventato il manifesto della musica di consumo ottocentesca che a Vienna era seguitissima. In effetti, tra la musica da ballo eseguita dal vivo (ebbene, va ricordato che almeno fino agli anni Cinquanta l’esistenza del disk jockey era di là da venire) in ogni occasione di festa e la diffusione delle operette, genere a cavallo tra il teatro e l’opera, furono molti i musicisti che potettero sbarcare il lunario. Ormai molti dei brani in programma sono diventati dei “classici” tanto che, senza dire i titoli, basterebbe canticchiare qualche motivetto per far subito riconoscere il valzer o il galop di turno.

Venezia, invece, nasce esattamente venti anni fa, nel 2004 per celebrare la rinascita della Fenice (il teatro lagunare) dalle proprie ceneri. Il repertorio è sempre stato molto diverso da quello austriaco, ma per certi versi sono simili le motivazioni: celebrare l’arrivo dell’anno nuovo con musiche che hanno una forte connotazione nazionale. Quale sia il genere che, più di ogni altro, connota l’Italia, ormai si sa. Sebbene musicalmente parlando sia nato (quasi) tutto nel Belpaese, il binomio Tricolore-Opera è più che evidente. E quindi sotto con tutta quella tradizione di arie che hanno fatto la fortuna dei cantanti nell’Otto e Novecento. Va da sé che su tutti spicchino arie di Verdi, Puccini e Rossini, ma nel corso degli anni non sono mancati inserimenti di compositori a dir poco inaspettati.

Quindi cosa ascoltare il 1° gennaio? La risposta può essere solo una: tutto.

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