La musica serve per esprimere i sentimenti. In quanti siete d’accordo con questa frase? Abbassate le mani, per piacere, e si rifletta, invece, su cosa la musica sia. Partiamo dalle basi. La musica è un fenomeno acustico determinato da una o più onde, che, in base alla loro frequenza vengono chiamate note e la loro unità di misura è l’Hertz. Queste note, poi, possono variare in base alla loro lunghezza, misurabile in secondi, e alla loro intensità, espressa in Decibel. Ogni strumento, ogni voce, poi, ha un suo timbro peculiare ottenuto dalla qualità degli elementi vibranti in gioco (corde vocali, legno, aria, metallo, …). Tutto ciò determina le qualità dei suoni che compongono la musica. Sono a tutti gli effetti le quattro caratteristiche fondamentali di cui ogni suono è composto.
Tutto ciò, però, non basta per creare il concetto di musica, altrimenti considereremmo musica anche lo stridio dei freni di un tir o lo sciabordio delle onde del mare. Così evidentemente non è, quindi ci si chiede quale sia la musica.
Un altro esempio. Entriamo in una chiesa e sentiamo un coro le cui voci riempiono tutte le navate nelle quali stiamo passeggiando. Non ci accorgiamo di loro, persi a guardare i capitelli corinzi o gli archi a sesto acuto. E, invece, questo coro sta disegnando coi suoni un’architettura pensata dal compositore secondo regole ferree così come le menti che hanno eretto la chiesa hanno rispettato le regole affinché l’edificio non crollasse.
Questa scarsa percezione delle impalcature sonore, però, non è dovuta solo alla natura stessa della musica che, essendo un’arte aleatoria, un’istante c’è e l’istante dopo è solo ricordo, bensì affonda le radici nel poco studio e scarsa considerazione che di quest’arte si è avuto nel tempo. Per fare un esempio impopolare, basti pensare a come la riforma Gentile avesse scorporato il teatro greco dal concetto di musica, giungendo quasi a negare la compenetrazione totale delle due materie.
Quello che, invece, può dare uno studio un po’ più approfondito della musica non è solo una conoscenza superficiale, bensì un’idea su come le emozioni che questa arte può veicolare siano soltanto una parte, e nemmeno preponderante, di ciò che costituisce quest’arte, fatta in primis da strutture formali e armoniche che, nelle loro molteplici combinazioni, creano un quadro differente per ogni brano. Godere, quindi, di questa visione sarebbe un piacere cui si dovrebbe tendere, tuttavia, anni di appiattimento hanno impedito una diffusione più organica della conoscenza musicale. Siamo ancora in tempo per recuperarla?
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