Prima della Scala, a chi interessa davvero la musica?

Teatro Alla Scala Milano

Finalmente ci siamo, l’evento operistico dell’anno è alle porte. Ciò cui ci si riferisce è quell’evento teatrale che da settantadue anni cade il 7 dicembre, l’inaugurazione della stagione lirica del teatro alla Scala di Milano. Quest’anno sul palco meneghino sarà di scena una tra le opere più note scritte da Giuseppe Verdi: il Don Carlo.

La Prima, però, non è solo la prima rappresentazione della stagione milanese, bensì è un evento mondano di risonanza mondiale risultato dell’equazione che vede sommarsi la tradizione musicale italiana al più importante teatro del Belpaese. È quindi logico e naturale che questo spettacolo sia trasmesso in diretta dalle più importanti emittenti televisive che non sempre, però, offrono al pubblico a casa un’adeguata conduzione, con presentatori e ospiti che molto spesso sono, nella migliore delle ipotesi, molto imprecisi nel raccontare e descrivere la recita e ciò che le ruota attorno. Non di rado accade, infatti, che a casa il pubblico debba ascoltare tanti errori marchiani dovuti a quella grossolana e talvolta comica ignoranza che dilaga a macchia d’olio grazie al tubo catodico.

A questa rappresentazione Mattarella non ci sarà e, probabilmente nemmeno Meloni. Assenze pesanti quelle dei presidenti della Repubblica e del Consiglio dei ministri che, però, saranno sopperite da tanti esponenti del Governo, a partire da colui che, per definizione, non dovrebbe mancare a nessuna Prima, il Ministro della Cultura. Eppure, la presenza di queste cariche fa sorgere qualche domanda sul perché questi eventi non siano frequentati da tali personaggi anche in occasioni ben meno prodighe di visibilità e lustrini. Sì, perché è vero che la Prima è un evento musicale, ma quanto si parla davvero di musica? Non è forse vero che gli argomenti dell’8 dicembre vertono sulla foggia del vestito della tal dama o della bizzarria delle calze del tal cavaliere?

Vale, forse, la pena chiedersi se a questi eventi ci si rechi per godere dello spettacolo o per essere lo spettacolo. L’opera, specialmente questo tipo di opera (e ancor di più il Don Carlo, speculazione filosofico-musicale sul potere), deve far riflettere l’ascoltatore, non essere riflessa dai lustrini disseminati tra gli astanti distratti dal proprio pavonesco autocompiacimento.
Come spesso accade, ci si dimentica che per comprendere ed elaborare il messaggio del compositore veicolato per mezzo della musica, per godere della cultura tutta, serve solo quella cosa posta tra le orecchie.

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