Il colpo di coda di una legge sulle frequenza di accordo degli strumenti

Strumenti MusicaliÈ entrata nel 35º anno di vita una legge interessante, pubblicata il 3 maggio 1989 ed entrata in vigore il 27 maggio seguente, ­firmata dall’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Ci si riferisce alla legge n. 170 “Normalizzazione dell’intonazione di base degli strumenti musicali” che determina inequivocabilmente la frequenza di riferimento grazie alla quale devono essere accordati gli strumenti musicali, «440 Hertz […], misurata alla temperatura ambiente di 20 gradi centigradi».

Fin qui nulla di strano, dite voi? Viene normata l’altezza relativa delle note. L’art. 2, infatti, recita che «è fatto obbligo agli istituti di istruzione musicale, alle istituzioni e organizzazioni, comunque sovvenzionate dallo Stato […] di adottare stabilmente come suono di riferimento» la frequenza di 440 Hz. Qui casca l’asino. Nessuna orchestra di musica “classica” (usiamo questo pessimo termine per semplicità) oggi utilizza questa frequenza. Nella migliore delle ipotesi si accorda a 441 Hz, se non 442. Se poi si è preda dell’emulazione delle grandi orchestre d’oltralpe, si può arrivare anche ai mitici 445!

Cosa cambi è presto detto. Per gli strumenti a corda poco o niente. Un violino avrà le corde più tese e le corde eserciteranno una forza leggermente maggiore sul ponticello. Per i fiati, entro un limitato ventaglio di frequenze, basterà accorciare lo strumento e, quando impossibile, bisognerà ricorrere a strumenti “tagliati” per frequenze superiori. Ci sono, quindi, diffi­coltà se non si rispettano le direttive; tuttavia, queste vengono disattese forse anche in virtù del fatto che il medesimo articolo prosegue facendo «salve le esigenze di ricerca e artistiche».

A questo punto vale tutto, no? Coloro che ricercano nella musica antica, addirittura sono arrivati a codifi­care altre due frequenze, 392 Hz e 415 Hz. Tutto permesso quindi! E qui ecco il colpo di coda di questa legge che espressamente esclude dalle eccezioni le esecuzioni di «brani di musica vocale e spettacoli lirici».
È il punto da cui è scaturito tutto questo rigore è proprio questo, la voce. Se i cordofoni tendono di più e gli aerofoni si accorciano, nulla possono le ugole che si vedono stressate oltre al dovuto. Ecco, quindi, come una norma all’apparenza bislacca si trasforma in strumento di tutela della salute dei cittadini.
Basterà questo per rispettare la norma o forse essa è stata superata dalla pratica e necessiterebbe di essere rimodulata?

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