Si è cercato di evitare l’argomento, trattato da tutti gli italici quotidiani alla stregua di un cencio da ostendere qual fosse il graal dell’informazione. Eppure, oggi non si può ignorare la situazione in cui versa la Fenice. Ci sono tante voci che cantano ognuna con la propria tonalità, quindi, è necessario cercare di districarsi in questa coltre per tentare di fare il punto.
Si parte da un presupposto: il teatro La Fenice di Venezia ha bisogno di un nuovo direttore musicale. Il 22 settembre è stata nominata una giovane bacchetta, Beatrice Venezi, un nome altamente divisivo. L’orchestra, in particolar modo, si è dimostrata particolarmente contrariata dalla scelta tanto da indire uno stato di agitazione. I musicisti contestano la mancanza di trasparenza e di confronto nel processo di nomina. Pesa poi sul piatto della bilancia la vicinanza di Venezi all’area politica che regge il governo, storicamente invisa a una grande parte della cultura italiana. Un altro punto a sfavore è la scarsa esperienza nel gestire un incarico apicale come questo, denunciata anche dallo stringato curriculum vitae della direttrice toscana. C’è chi, difendendo la scelta del sovrintendente Colabianchi, lancia accuse di sessismo dichiarando che la critica a Venezi sia figlia di un mondo succube del patriarcato.
Ebbene, è probabile che tutto ciò sia vero, che gli orchestrali non siano stati coinvolti (ma se fosse stato nominato un “pezzo grosso” avrebbero fatto lo stesso clamore?), che la destra abbia mosso qualche pedina (ma non l’ha mai fatto la sinistra?), che la Venezi abbia poca esperienza (quasi nulla in verità) e che ci sia anche una componente sessista (latente).
Il problema più grande, però, non è nessuno di questi punti, bensì la qualità musicale, che è, alla fine, ciò che conta. La direttrice è valida oppure no? Questo è il busillis. Ora, non aspettatevi una risposta facile. È complesso capire se un direttore incide o no su un’orchestra e non si caschi nel trabocchetto “non la guarda nessuno”. I musicisti utilizzano spesso la vista periferica per tenere sott’occhio il direttore anche se, comunque, rimane il punto di riferimento dell’esecuzione. Vedendo dirigere Venezi si capisce che la direttrice è musicalmente preparata, tuttavia, la sua gestualità è ambigua e spesso fuorviante. Le braccia non si muovono solo per la musica, ma paiono parte di un metaspettacolo contenuto all’interno dell’esecuzione. Il nodo, quindi è: ciò aiuta la musica?