martedì
24 Giugno 2025

Quando l’acqua mette a tacere anche scuole e teatri

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La Romagna è un territorio in crisi? Probabilmente sì, almeno per quanto riguarda il ravennate non ci si può nascondere dietro un dito. I problemi idrogeologici si stanno manifestando sempre più frequentemente, in un territorio nato anche grazie alla volontà dell’uomo e dei celebri scariolanti che, con il loro sudore, bonificarono quello che è a tutti gli effetti il regno dell’acqua. La salvaguardia di questa terra, allo stato attuale, è prioritaria per l’incolumità di tutta la popolazione che oggi vive nelle zone strappate ai flutti. Il benessere fisico e mentale dei cittadini deve essere la priorità sopra tutto.

Proprio in quest’ottica deve essere un terrificante campanello d’allarme il silenzio cui la musica è costretta in questo mare d’acqua marrone che i fiumi vomitano sulle case pensate come baluardi sicuri dell’intima salvezza. Chi ha vissuto l’alluvione (quelle del maggio ’23 come quelle dello scorso settembre) potrà solo convenire con l’incredibile afonia dei paesaggi allagati. Simbolo di questa mancanza sonora sono due poli musicali, la scuola di musica Artistation di Faenza e il Teatro Rossini di Lugo. Per la prima non ci sono parole. Sono finite a maggio dell’anno scorso. Una scuola già colpita duramente due volte nell’arco di 15 giorni, dopo tanti sforzi (e soldi spesi) per riaprire, a 10 giorni dall’inaugurazione viene ancora soffocata da eventi atmosferici che si abbattono con furia inusitata (cui forse si aggiunge mala gestione, ma sarà il tempo a dircelo) che spazzano via il lavoro compiuto in tempo di record per la riapertura della scuola.

Il secondo, invece, ancora chiuso a causa dei numerosi lavori necessari per la riapertura, tenta ancora un’operazione di vera e propria resilienza artistica. Il Rossini Open, ormai, è diventato la manifestazione musicale di maggior rilievo della città di Francesco Balilla Pratella. È evidente che non potrà sostituire in eterno le stagioni che si tenevano nell’edificio opera anche del Galli Bibbiena, tuttavia, è encomiabile il tenace tentativo della Fondazione del Teatro Rossini di mantenere vivo il nome del proprio tempio sonoro e di non far cadere l’interesse culturale di una città, grazie anche alla delocalizzazione degli spettacoli anche in zone meno centrali del Comune.

È chiaro che hanno la precedenza i bisogni primari degli individui, la vita e la casa su tutto, ma vedere i pianoforti gonfi d’acqua bloccarsi, come soffocati, e non emettere più nessun suono è un’esperienza cui nessuna persona che si dice di cultura può vivere a cuor leggero.

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