L’arte della fuga di Bach mirabilmente interpretata da Accademia Bizantina. Ma la lettura integrale dell’opera rischia di affaticare l’ascolto Seguici su Telegram e resta aggiornato Ottavio Dantone, direttore di Accademia Bizantina (foto Zani-Casadio) Quale sia il vertice più alto al quale la mente umana possa aspirare, non è dato sapere. Certo è che, nel comporre Die Kunst der Fuge, Johann Sebastian Bach si spinge fino all’estrema speculazione musicale tendendo le braccia verso l’Assoluto che quasi sfiora. Questo il concerto che il 10 luglio è stato proposto all’interno del XXIX Ravenna Festival dall’Accademia Bizantina per l’occasione in sestetto, a Sant’Apollinare in Classe. Ottavio Dantone, direttore seduto al cembalo, coordinava gli altri cinque musicisti presenti come un princeps, scandendo tempi e suggerendo affetti in una lettura del capolavoro bachiano che porgeva al pubblico ravennate un fulgido esempio della bellezza nella sua declinazione più raffinata. Quest’opera di Bach è sicuramente una delle più complesse da elaborare: difficile dirne la destinazione strumentale. L’Accademia Bizantina propone una interpretazione dotata di una tavolozza timbrica ricca grazie al quartetto d’archi, il cembalo e l’organo, ampliando così di molto lo spettro di affetti cui ricorrere. I due senatores che più di tutti sono stati artefici di questo sensazionale ampliamento timbrico sono certamente l’organista Stefano Demicheli e Mauro Valli, dal cui violoncello uscivano perle che facilmente potevano essere accostate all’Assoluto. Concerto così vertiginoso non poteva trovar miglior cornice della Basilica di Sant’Apollinare in Classe, sorprendentemente adeguata a un ascolto intimo nonostante le notevoli dimensioni del bellissimo monumento Patrimonio mondiale dell’umanità. Bisogna, però, fare una piccola riflessione: è necessario chiedersi se fosse opportuno proporre una lettura integrale di un’opera speculativa che, probabilmente, aveva come obiettivo l’essere musica teorica. La risposta affermativa a questa domanda può portare a favore il fatto che, proprio per la grandiosa altezza alla quale il compositore tedesco arriva, sia importante che anche il grande pubblico ne sia messo a conoscenza. Quella negativa, per contro, può argomentare che a causa dell’eccessiva complessità dell’ascolto, proprio il pubblico potrebbe essere messo in difficoltà. Come sempre, in medio stat virtus, l’ascolto integrale di questa pietra miliare della musica è tra i più impegnativi cui si può sottoporre la mente e sensibilità umana: miscelarne i contenuti alternandoli con l’esecuzione di opere più “leggere”, verosimilmente, rende l’ascolto più godibile sia all’esperto sia al pubblico meno ferrato, rendendo un duplice servizio alla musica: sdoganare un’opera importante e nobilitare pagine meno prestigiose. Accademia Bizantina a S. Apollinare in Classe (foto Zani-Casadio) Accademia Bizantina a S. Apollinare in Classe (foto Zani-Casadio) Accademia Bizantina a S. Apollinare in Classe (foto Zani-Casadio) Accademia Bizantina a S. Apollinare in Classe (foto Zani-Casadio) Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: Note a piè di pagina