L’Unesco protegge il canto lirico italiano? Non un bel segno…

Luciano Pavarotti Lirica

Luciano Pavarotti, uno dei simboli più recenti del canto lirico italiano

C’è stata una notizia musicale che a dicembre è passata un po’ in sordina. O meglio, se ne è parlato, ma non con la risonanza che avrebbe meritato. Notizia importante, da prima pagina: l’Unesco, nell’ultima riunione dei Paesi membri del comitato, ha proclamato per acclamazione il canto lirico italiano patrimonio immateriale dell’umanità. Lo sapevate già? Bene! Avete gioito per questa notizia? Meglio! Questo riconoscimento cambia qualcosa? No.

O meglio, forse sì ma in peggio. Fermiamoci un attimo a riflettere. In tutto il mondo finalmente si riconosce la grandezza e l’importanza del canto lirico italiano in tutte le sue declinazioni. Ciò certifica, quindi, che la nostra nazione ha sviluppato, nel corso dei secoli, un’opera d’arte aleatoria di notevole spessore culturale, tanto da essere riconosciuta universalmente. Questo riconoscimento, però, avviene in un periodo assai infelice per questo genere di attività artistica, oramai sottoposta a una progressiva e sempre più certa riduzione della sua pratica, specialmente sul territorio che ne ha decretato la sua nascita e crescita. A ben poco servono i giulivi proclami dei ministri di turno, volti solo a parole alla tutela di questo (e, invero, di tutti gli altri) patrimonio artistico e culturale. Il mondo odierno è attratto macroscopicamente dal profitto e a nulla servono gli sforzi nel microscopico del tessuto sociale per affermare il valore della cultura come stella polare della società.

La patente dell’Unesco equivale, quindi, a ciò che in biologia è detto stato di conservazione di una specie. È la certificazione finale che il canto lirico italiano, e tutto ciò a esso correlato, giace in una categoria di minaccia, più o meno grave. È l’attestazione che ora è specie protetta, sempre più rara. Dopo secoli di crescita, sviluppo e diffusione, ormai il declino è iniziato (da tempo, più di quel che si pensi) e se non ci saranno pratiche serie volte alla tutela di questo patrimonio, al netto degli inutili appelli della politica, non è detto che il prossimo secolo possa acculturarsi con il canto lirico italiano.

Come se non fosse abbastanza, questa mustela lutreola della cultura era già fortemente in sofferenza per cause endogene che ne hanno progressivamente e inesorabilmente allontanato il pubblico, non parlando più ai cuori e alle menti, perdendosi invece nel narcisistico specchiarsi in sé stessa.
Ecco perché è necessario un intervento imponente che si occupi di valorizzare e recuperare. Il successo non è scontato, anzi…

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