È incredibile come anche in ambito musicale non ci si annoi mai: la polemica è sempre dietro l’angolo. E proprio quando, grazie al pretesto delle Olimpiadi in terra transalpina, si era inclini a divulgare urbi et orbi la differenza tra un port de voix e una tierce coulée, ecco che l’ennesimo paradosso extra-musicale si impone all’attenzione pubblica più della musica vera e propria. Il casus belli è nato durante la cerimonia inaugurale delle competizioni che, ironicamente, nell’antica Grecia sanciva- no la sospensione delle ostilità.
Parigi, come è ben testimoniato dalla lunga diretta televisiva, è stata battuta da una copiosa pioggia che ha bagnato tutti, dai più grandi ai più piccini, dai poveracci ai più blasonati (significativa e al contempo toccante l’immagine del nostro Presidente, umido a guisa di pulcino). Ovviamente, come abbiamo imparato in Romagna giusto l’anno scorso, l’acqua è democratica e colpisce tutti. E, infatti, ha colpito anche coloro che erano il fulcro dell’inaugurazione, i tedofori, i ballerini e i musicisti. Se la fiaccola è (probabilmente) alimentata col fuoco della Geènna e non teme, dunque, diluvi degni di Deucalione e Pirra, qualche timore sulla idrorepellenza degli strumenti musicali è lecito porselo. Nei fatti i musicisti della ottima Orchestre national de France erano tutti muniti di pratica mantellina trasparente, come quella del pubblico, con la quale, tuttavia, era impossibile pensare di ricoprire violini, oboi, contrabbassi o fagotti.
Che, infatti, si sono bagnati. Sui social si sono scatenati musicisti di ogni estrazione che hanno ululato (giustamente o meno, ai posteri la sentenza) contro qualsiasi capro espiatorio plausibile la propria indignazione nel veder così considerati gli strumenti, creatori di armonia, e ricordando, inoltre, che ogni strumentista passa una porzione significativa della propria vita con lo stesso strumento tra le mani, considerandolo, infine, una prosecuzione di sé. Ciò che si poteva, forse, fare era considerare che Parigi non è Honolulu, o anche solo Ravenna, e non è così scontato che nella notte di fine luglio splenda una luna senza grigie nubi. Ipotizzare un riparo più efficace di una mantellina era, invero, quasi un obbligo morale, ma è evidente che, sebbene al di là delle Alpi la sensibilità verso certi temi culturali sia assai più acuita rispetto al Belpaese, talvolta si incappa ancora in qualche capitombolo. Indubbiamente si può e si deve ancora migliorare, allons-y!