Questioni di stile attraverso il tempo nell’espressione musicale

Strumenti Musicali

Stile è una parola difficile. È certo il tratto distintivo di ognuno di noi e, ovviamente, non può mancare un parallelismo anche con l’arte, dato che essa altro non è che la rappresentazione più alta del lavoro intellettuale dell’essere umano. Come recita la Treccani, lo stile, quindi, è «il complesso delle scelte e dei mezzi espressivi che costituiscono l’impronta peculiare di una scuola, di una tradizione letteraria, musicale o artistica, e spec[ialmente] della personalità dell’autore». Proprio l’insieme di certe caratteristiche costituisce, dunque, un discrimine tra varie individualità, scuole e periodi storici. Per quanto riguarda quest’ultimi, però, si apre una questione che vale la pena valutare.

Soprattutto in ambito musicale si è avuta fino a non molto tempo fa l’idea di pensare la linea del tempo come un gianduja da affettare net- tamente, delimitando cronologicamente i periodi storici cui gli stili afferivano, tuttavia, fortunatamente oggi si sta cominciando ad accorgersi che, nonostante le etichette apposte nel passato, il lessico non mutava drasticamente al Capodanno dell’anno preso come spartiacque. Al contrario, è evidente che ci sia un filo rosso che unisce gli stili secondo un processo evolutivo e l’idea di costruire la propria architettura sonora su fondamenta collaudate è un dato di fatto oggettivo. C’è chi già alzerà la mano dicendo che esistono esperienze nelle quali il passato viene ripudiato in maniera totale. Ebbene, proprio guardando il passato si costruisce un presente diverso, che si allontana dalle esperienze note in maniera netta e inderogabile.

Oltre alla creazione dell’opera d’arte musicale, però, si deve considerare anche la rappresentazione di essa che, in base al periodo storico in cui veniva presentata aveva esecuzioni assai differenti. La distanza storica, però, oggi impone lo studio di una prassi esecutiva che è stata distorta dallo scorrere del tempo. Il recupero di questa offre la grandiosa opportunità di comprendere a fondo le partiture del passato fin nelle più sottili sfumature. Questo lavoro, però, non è certo semplice poiché le fonti non sempre sono chiare. Testimonianze acustiche ne esistono solo a partire dall’invenzione del fonografo, prima ci si affida a trattati e manuali che offrono spunti di riflessione per il lavoro degli interpreti.

Cos’è giusto è difficile a dirsi, tuttavia ciò che davvero importa, nell’arte e nella vita, non è forse non dare mai nulla per scontato?

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