Rapidità? Sì, ma senza esagerare

Metronomo

«La rapidità […] piace perché presenta all’anima una folla d’idee simultanee, così rapidamente succedentisi, che paiono simultanee, e fanno ondeggiar l’anima in una tale abbondanza di pensieri, o d’immagini e sensazioni spirituali, ch’ella o non è capace di abbracciarle tutte, e pienamente ciascuna, o non ha tempo di restare in ozio, e priva di sensazioni». Così scriveva Leopardi nel suo Zibaldone. La rapidità è, oggi, diventata cifra della modernità, legata indissolubilmente all’idee di progresso e di avanguardia. Lo stesso motto olimpico (Citius, Altius, FortiusCommuniter) è aderente a questa ricerca della prestazione che, se applicata alla sfida di un limite umano o al miglioramento delle caratteristiche dei processori che semplificano la vita oggi, appare sensata, ma che, tuttavia, in alcuni campi non è opportuna.

Nella musica, per esempio, una moderata rapidità può essere un elemento che sottolinea il carattere del brano, ciononostante, anche nei Vivace più sfrenati esistono “velocità limite” oltre le quali l’interpretazione scade nel ridicolo. Capita (purtroppo) sempre più di frequente di imbattersi in questo genere di esecuzione e, anche non avendone capito il motivo, la si vive come un’esperienza forse entusiasmante, sicuramente caotica. Ciò è dato dal fatto che all’aumentare della velocità di esecuzione si perde capacità articolatoria, questa sì vero mezzo di interpunzione della musica.

Si rischia, quindi, di trasformare i brani eseguiti in formidabili scioglilingua il cui senso, però, evapora come acqua nel deserto. Già, perché è con l’articolazione che le frasi musicali acquisiscono una loro logica, non è sufficiente eseguire tutte le note, ma è necessario che ognuna di queste sia posta all’interno di un contesto fraseologico organizzato. Nessuno andrebbe a sentire un attore che recita tutta la Divina Commedia in mezz’ora, lo stesso dovrebbe essere per la Nona di Beethoven. Proprio legato a questa composizione c’è un aneddoto leggendario che vuole che la capienza di un CD fosse legata all’esecuzione diretta da Karajan, più lunga di altre interpretazioni.

Nonostante la consapevolezza che oggi i musicisti possiedono, sono ancora tanti, troppi, coloro che ritengono la velocità estrema un elemento imprescindibile della propria esecuzione. Si dice, però, che chi indulge in tempi fulminei lo faccia solo per carenza di idee. Vox populi, vox Dei…

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