“Rossini Open”, un teatro resistente come la Romagna

Teatro Rossini

In Romagna è ancora vivido il ricordo dell’acqua che passa e, con la sua forza, divelle case, ferrovie, per non parlare delle pietre. La regione sta facendo i conti con il danno che ogni singola goccia ha scavato nella viva terra e nel cuore dei romagnoli: popolo tenace, indomito e silente, abituato al lavoro e alla fatica senza il clamore dei proclami. Qualcuno direbbe resiliente. Ebbene, se si guarda al territorio e a chi lo abita questa dote si manifesta quotidianamente in tutti gli strati del tessuto sociale. Una terra che ha visto scariolanti e zanzare, acquitrini e briganti conserva nel suo io più profondo la coscienza del valore dell’impegno civile, sociale e personale.

Ci si può aspettare di tutto dai romagnoli, lo sanno bene al di fuori della regione, che, anche se piegati, trovano il modo di rialzare la fronte, come la vite coltivata da queste parti che, per quante volute sarà costretta a fare, troverà il modo di offrire i suoi pampini al sole.

Uno di questi piccoli grandi gesti di indomita volontà nasce proprio da una grande difficoltà. L’allagamento del teatro Rossini di Lugo, restaurato un anno fa, aveva scosso molti cittadini. Era, quindi, importante dare un segno forte, netto e importante. Lo è la ripartenza della rassegna Rossini Open. Quindici appuntamenti seminati al di fuori di quella sede d’elezione martoriata dalla forza di una natura cruda e aspra da non risparmiare né le famiglie né i Luoghi delle città. Quindici appuntamenti pensati per abbracciare il comprensorio lughese. Quindici appuntamenti pensati in sostituzione della stagione programmata e non più possibile. Momenti di grande qualità artistica, come testimoniato dal concerto di inaugurazione, unita a una varietà di generi che viene incontro ai desiderata di tutti i palati. Ce n’è (davvero!) per tutti i gusti: dai frammenti musicali della Grecia classica alle sperimentazioni jazz passando in (quasi) tutti i meandri della storia della musica.

È l’ultimo atto musicale di questa amministrazione che la prossima primavera si rinnoverà e, comunque andrà, non avrà la guida degli ultimi otto anni. Un doppio mandato sbocciato con Purtimiro e concluso con il cantiere per l’auditorium. In mezzo tanta musica e teatro, una ristrutturazione, la pandemia e l’alluvione. Un periodo intenso per il teatro che verrà ricordato dai lughesi non per le polemiche (si spera), ma per le interessanti programmazioni che si sono succedute e hanno offerto alla cultura locale nuova linfa.

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