Scuole di musica al via

Pexels Clem Onojeghuo 111287

Settembre è il mese che segna la fine dell’estate, consegnando nelle braccia dell’autunno una larga fetta di italiani che non sono inclini a recedere dai caldi lazzi vacanzieri. Ed è così che banchi di studenti, solerti e neghittosi che siano, recuperano gli zaini dai chiodi cui erano stati destinati per la pausa estiva. Ricomincia, dunque, la scuola e se per qualcuno (i ragazzi) è una maledizione per altri (i genitori) è, al contrario, una benedizione.

C’è, però, scuola e scuola. Se quella dell’obbligo è di certo quella che, pur tra mille difficoltà, di fatto forma le menti e forgia la conoscenza degli studenti, ci sono altri istituti che si occupano di sviluppare una sensibilità artistica, assai trascurata dai programmi ministeriali: evidentemente si parla delle scuole di musica.

Già, perché si fa presto a dire conservatori (troppi e non tutti all’altezza del loro compito, votati più ad accalappiare iscritti con corsi à la page che a formare i futuri musicisti), che per legge erogano un titolo equipollente alla laurea, ma la formazione di base è, nei fatti, lasciata a pochissime scuole medie a indirizzo musicale (elementari non pervenute) e ancor meno licei musicali.

In questo deserto istituzionale sono nate, ormai da tempo, numerose scuole private che un tempo si ripromettevano di preparare gli studenti per gli esami in conservatorio (sostenuti come privatisti, pratica ora impedita), mentre oggi, limitate nelle loro funzioni da sempre più incuranti riforme, hanno riformulato i loro obiettivi, recuperando un concetto vecchio di secoli. Il dilettante è colui che pratica qualcosa per piacere, un amatore. Ed è proprio lì che si recupera il valore di tantissima musica, scritta molto spesso non per il professionista che del suonare campava, ma per chi, dopo aver sbarcato il lunario coi mestieri più disparati si approcciava alla pagina pentagrammata per godere del proprio impegno.

Non occorre leggere i numerosi studi scientifici per accorgersi che lo studio e la pratica musicale apportino grandiosi benefici e mentali e fisici. È innegabile, poi, che queste scuole per appassionati stiano formando una nuova fetta di pubblico, finalmente cosciente e consapevole.
È, quindi, incredibile come, nonostante i tanti pro che derivano da questa realtà dei fatti, lo studio di base della musica sia purtroppo relegato al buon cuore e alla lungimiranza dell’individuo e di chi ne finanzia gli studi. E pensare che fino a cinquant’anni fa Italia era sinonimo di Musica…

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