Con Temirkanov se ne va un pezzo di storia della musica

Yuri Temirkanov

Nal’čik è una città dalla storia relativamente recente. Nata nel 1818 grazie al fortino costruito dai soldati russi, diventò in seguitò la capitale della Repubblica di Cabardino-Balcaria, attualmente costituente della Federazione Russa. A dispetto della sua giovane età, la città caucasica ha intrecciato la sua storia con quella di alcune personalità di grande rilevanza. Nel 1920, per esempio, ivi si spense Elizaveta Fëdorovna Armand, rivoluzionaria e (per breve tempo) amante di Lenin. Nel 1938, invece, la città diede i natali a uno dei più apprezzati musicisti del Novecento: Jurij Chatuevič Temirkanov.

Grandissimo direttore d’orchestra, sbocciato sotto la guida di Il’ja Aleksandrovič Musin, prima, ed Evgenij Aleksandrovič Mravinskij, in seguito, ereditò da quest’ultimo la guida di quella che oggi è l’Orchestra filarmonica di San Pietroburgo. Nella sua carriera ebbe poi la gioia di dirigere in tutto il mondo, da Berlino ad Amsterdam, da New York a Roma. Fu lui a guidare il Teatro Regio di Parma verso le celebrazioni del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi nel 2013. Numerosi sono stati i premi collezionati dal direttore russo, uno su tutti, il premio Abbiati, vinto nel 2002. Proprio nel giorno della commemorazione dei defunti il maestro Temirkanov si è spento nella città che forse più di tutte ha segnato la sua vita, San Pietroburgo. Avrebbe avuto il piacere di riascoltarlo anche Ravenna quando, nel 2017, la Filarmonica dell’antica capitale dell’Impero Russo si esibì per il Ravenna Festival, tuttavia in quella circostanza al Pala de André, a causa di un’indisposizione, sul podio salì il vicedirettore Nikolay Alexeev.

Se ne va, quindi un pezzo di storia della musica, russa e mondiale. Le (poche) registrazioni consegnano ai posteri la memoria di questo grande musicista incline più alle note che alle parole. Poche le critiche che ultimamente rivolgeva al suo pupillo Valerij Gergiev, suo successore al teatro Marinskij e grande sostenitore di Vladimir Vladimirovič Putin. L’ostracismo dell’occidente verso i musicisti russi a seguito della guerra in Ucraina ha certamente, segnato diverse carriere, tuttavia, è anche giusto ricordare che non è strano che l’arte si associ al potere. Leggere la storia con gli occhi di oggi può essere, certamente, utile, ma non sempre si afferrano quelle sfumature che permettono di comprendere (non giustificare) le azioni delle persone che, inevitabilmente, vivevano in quei contesti.

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