Un auditorium a Lugo, per guardare al futuro

Rendering Auditorium Lugo Nuovostudio

Rendering del nuovo auditorium di Lugo progettato dagli architetti di Nuovostudio di Ravenna

Gli storici si chiedono come sarà ricordato il periodo attuale. Forse per la prima volta nel mondo moderno l’umanità sta perdendo non solo la ­fiducia nel futuro, ma vive una crisi di prospettive che a metà del secolo scorso era impensabile. Questa disillusione ormai permea tutta la società che, infatti, sta abbandonando lentamente ciò che nei secoli passati era veicolo principe delle emozioni, deputate a creare un immaginario e imaginifico ideale cui tendere: l’arte. Ovviamente (e per fortuna) l’umanità non sta abbandonando l’arte, tuttavia, questa si sta sempre più sviluppando su un piano differente rispetto al passato, nel quale era vissuta in maniera più sincrona e reale da parte dei fruitori che quindi condividevano esperienze capaci di forgiare un ideale. Un secondo impulso a questa china è dato, molto spesso, dalle amministrazioni che, andando alla ricerca di consenso popolare, si rendono incapaci di visualizzare null’altro che il presente, lasciando al futuro briciole di attenzione e panieri di problemi irrisolti.

Alla luce di queste premesse si notano, talvolta, piacevoli note fuori dal coro che tendono a recuperare un respiro più ampio, rivolto all’avvenire, e colpisce ancor di più quando questi slanci provengono dalle amministrazioni. Lugo, in particolare, nel corso dell’ultimo decennio ha manifestato una notevole attenzione alla (ri)costruzione di una società che possa vivere l’arte come comunità. L’ultimo tassello, forse il più importante e de­finitivo, messo dall’amministrazione Ranalli è la realizzazione di un auditorium. Presentata al pubblico il 30 aprile nei locali che verranno abbattuti per far spazio a questa costruzione di prospettiva e che propone di offrirne, questa opera sarà, nelle intenzioni, un importante centro di accagliamento sociale nel quale si potrà esperire e l’arte e il senso di comunità. Prendendo ispirazione dalla piazza di Lugo, questo centro è pensato in bianco (l’esterno) e nero (l’interno della sala) e si pone come collegamento tra il passato architettonico della città e il futuro nel quale vuole accompagnarla.

Non mancano, e ci mancherebbe, detrattori attivi soprattutto a contestare le difficoltà della quotidianità che, a loro dire, quest’opera porterà. Non è dato sapere se e quanto impatterà sul presente dei lughesi (come dir si suole, chi vivrà vedrà), ma non ci si può altro che augurare che quest’opera lasci un segno nel loro futuro.

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