C’è un numero che è passato sotto silenzio. 2.754.
Non ha nulla a che fare con la musica, ma, in un certo senso, è musicale anziché no e si propone come una vera e propria pietra miliare per la musica in Italia.
Questa manciata di cifre, infatti, altro non è che la proposta di legge presentata alla Camera dei Deputati il 28 ottobre 2020.
In che modo questo progetto si avvia a cambiare il mondo musicale è presto detto. In realtà non cambierà nulla.
C’è un però, ovviamente, e si districa nell’idea stessa della concezione della cultura musicale.
Questa proposta di legge, infatti, è un grande faro che, finalmente, illumina l’assenza di una considerazione sociale della cultura musicale.
In sostanza comincia a vedersi la necessità «che i beni musicali rientrino tra quelli culturali e, pertanto, debbano essere tutelati, conservati e salvaguardati».
Quali che siano questi beni musicali, però, è difficile capirlo poiché «risulta evidente […] come le componenti del patrimonio musicale siano in ogni caso […] composite» tanto che è chiaro anche dal testo della proposta che «la salvaguardia e la valorizzazione di questo patrimonio richiedano interventi multiformi e complessi».
Non si può certo sintetizzare il capitolo beni musicali in poche righe poiché in realtà in queste due parole è racchiuso tutto ciò che afferisce all’ambito in questione: spartiti, strumenti, dipinti, teatri, registrazioni audiovisive…
Evidentemente ci sono molteplici aspetti da considerare: le galassie della musicologia, della musica “pratica”, della registrazione degli spettacoli, spesso tangenti come rette parallele, hanno finalmente un vero e proprio punto sul quale convergere per veder, giustamente, riconosciuta a 360° la dignità della materia.
Se questa piccola rivoluzione portasse a un cambiamento, non solo delle possibilità lavorative di coloro che di musica vivono (e grazie alla quale pagano le bollette), ma anche, e soprattutto, della considerazione che della musica si ha nel tessuto sociale, si avrebbe un mutamento epocale. Questa riforma, infatti, legittimerebbe un intero settore che ancora oggi è spesso considerato di seconda categoria o, ancora peggio, utile solo per un divertimento epidermico e passeggero.
Che sia l’inizio della fine del mercato delle vacche che ammorba il mondo musicale?