Spesso i miei famigliari rimangono sconcertati quando mi sentono parlare dei vini che preferisco come fossero persone, anzi come fossero veri e propri amici con i quali amo condividere opinioni e momenti di vita. Chissà allora come ci rimarranno scoprendo che nel mio testamento lascio tutto a una bottiglia di Barbaresco Rabajà 1990 di Bruno Giacosa. D’altronde i buoni vini sanno davvero capirti ed entrarti nel cuore più di molti conoscenti in carne e ossa. Prendi ad esempio il Lituus 2022 della piccola azienda Il Pliò sulle colline di Pianoro nella zona del Contrafforte Pliocenico.
Una vigna circondata dal bosco in un territorio che una volta era un mare abitato anche da balene (uno scheletro fu ritrovato a pochi km da lì nel 1965), nella quale Carlo Ettore Tambussi e la sua famiglia hanno lavorato tanto per recuperare la vigna di pignoletto che ha oltre 45 anni di età. Un recupero pianta per pianta, per mantenere quelle radici così profonde fondamentali per ottenere Lituus. Un pignoletto, dunque, che grazie a una leggera macerazione sulle bucce esprime tutte le potenzialità del vitigno e del terreno. Un semi-orange dal naso esilissimo (balsamico e agrumato) ma dalla bocca ricca, bella, verticale. Quando conosci un vino così come si fa a non volergli bene?



