L’altra sera, nel pieno della classica crisi di pessimismo cosmico leopardiano del lunedì, riflettevo sul finale di Espiazione, romanzo del 2002 di Ian McEwan, talmente triste da ridurti il cuore in carne macinata da dare al gatto. E pensavo a quale potesse essere il vino adatto a un momento così struggente (va beh, in realtà io penso a quale sia il vino adatto anche al momento in cui penso a quale sia il vino adatto per qualsiasi situazione). Ma ci stiamo incartando.
Secondo me, quando l’umore scende sotto le scarpe ci vuole un rosso, nello specifico questo rosso: il Noir Oltrepò Pavese doc 2021 della Tenuta Mazzolino. Questa boccia è una delle più belle espressioni di Pinot nero dell’Oltrepò Pavese, e io amo il Pinot nero più di mia sorella e credo anche, senza timore di eccessive smentite, che un Pinot così, pur venendo da Corvino San Quirico, lascerebbe interdetto qualcuno anche in Borgogna. Dentro la bottiglia non c’è vino ma pura gioia liquida, in grado di risollevare il morale anche a chi crede ancora che la democrazia sia una cosa reale. Ma guardatelo, questo Noir, con quello stilosissimo rosso rubino tenue, preludio a un trionfo di sentori fruttati e speziati con note di sottobosco, rosa canina, cuoio. E ora il palato, complesso, una danza calibratissima tra frutta rossa matura, fragranze balsamiche, legni, in cui si integrano perfettamente i tannini. La freschezza è il marchio di fabbrica del Pinot, la persistenza è lunghissima, il finale armonico. Qui termina ogni pensiero cupo.