Nell’estate del 1588, quando le navi inglesi presero a pesci in faccia la flotta spagnola, detta Armada Invencible (invencible fino a quel momento…), il bottino di guerra più ambito dai vincitori erano i barili di “vino di Jerez”, di cui le stive dei galeoni ispanici erano pieni, considerato il non plus ultra del secolo. E in effetti tutt’ora i vini di Jerez sono gli eredi di una tradizione consolidata in Andalusia, tra i più preziosi tesori enologici della Spagna, un patrimonio che si esprime in un caleidoscopio di stili (fino, manzanilla, amontillado, oloroso, palo cortado, PX e così via).
Per quanto mi riguarda, della denominazione Jerez ultimamente ho assaggiato un Manzanilla Fina “Solera” 2022 di Bodegas del Rio. Un vino da uve bianche Palomino in purezza, invecchiato in botti di legno secondo il metodo Solera, per un periodo complessivo di circa quattro anni, durante i quali il vino sviluppa i suoi aromi caratteristici, ossia profumi intensi di agrumi (limone, soprattutto) e note decisamente iodate (siamo a pochi metri dall’Atlantico) che si intrecciano con un corpo verticale e deciso, caratterizzato da una marcata sapidità che ne esalta il carattere fiero. Salud!



