Lo scorso weekend, mentre facevo l’Ironman a Cervia, nella fattispecie durante la prova di 180 km in bicicletta, all’improvviso mi sono chiesto, in preda al panico più profondo, “ma che cosa ci faccio qui? Perché mi sono iscritto?”.
È a quel punto che, in un bagno di sudore, fortunatamente mi sono svegliato. E credo che la colpa di un cotal incubo siano stati quei due bicchieri in più, prima di coricarmi, dell’irresistibile Puglia Bianco Igp “Cicaleccio” 2021, un uvaggio di falanghina e fiano di Cantina Giara in grado, con buona evidenza, di farsi amare. Siamo nei pressi di Adelfia, in provincia di Bari, e qui, in meno di un ettaro, il vignaiolo Giorgio Nicassio, dopo aver ereditato una tradizione famigliare iniziata a fine ‘800, fa un vino completamente naturale (nessuna chimica in vigna, niente lieviti aggiunti, fermentazioni spontanee, no filtrazioni o chiarifiche) che lo capisci anche solo dal colore (un ambrato-ramato antico tipo la corona dei Windsor) che stai per berti tutta la boccia.
Poi, la falanghina, generosa di frutto, dà tanta spinta strutturale, mentre la grande freschezza del fiano si occupa di verticalizzare il tutto. Di fronte a vini come il Cicaleccio io rimango sempre meravigliato e, per un’oretta, riesco anche a non pensare a.