Cinque cose a caso su Carmen Consoli

Avete mai sentito parlare di quella pratica comunemente detta 5 random facts about XXX? Consiste nel raccontare cinque cose a caso su XXX, slegate tra loro, non necessariamente le più interessanti né le più utili. È una forma letteraria frequentata nell’ultimo decennio dai blogger, che in genere sono poco eruditi ed usano la gabola dei random facts perché sono gli only facts che conoscono di una data cosa / persona. Ok, questo articolo avrà un titolo scelto dalla redazione di R&D Cult e l’informale sottotitolo “5 random facts about me & Carmen Consoli”.

FACT 1: non ho mai posseduto un disco originale di Carmen Consoli. Non la disprezzo come artista, non è la mia cantante preferita di sempre ma non sono infastidito dalla sua musica come lo sono, non lo so, da quella di Jovanotti o dei Nomadi, di cui possiedo dischi. Anzi: non possiedo nemmeno CD masterizzati di Carmen Consoli, niente, zero. Questa cosa rende Carmen Consoli un’anomalia statistica sotto ogni aspetto. Voglio dire, io sono un appassionato di musica, ok? Non proprio un collezionista terminale, ma un buon appassionato; possiedo migliaia di CD originali e migliaia+migliaia di CD masterizzati. Centinaia di questi dischi mi sono guardato bene dall’ascoltarli, ma li possiedo comunque, ho sentito il bisogno di averli, ho cliccato burn nei primi anni duemila. Che so, Kenny G, i Queen, roba hair metal, cantanti tradizionali siciliane, fusion casuale, musica etnica, Buddha Bar, new age, Disneymania, tutto. Nominatemi un qualsiasi artista a cui vi farebbe schifo venire associati, che vi vergognereste a morte se il vostro/a partner vedesse comparire nella vostra collezione di dischi, CJ Lewis, Bieber, Shaggy, XTina o quello che volete: io ce l’ho. In certi casi ho persino pagato soldi per avere dischi originali, così, per le ragioni più disparate (umore del momento, inquadrabilità del suddetto artista in ottica trash, vedere che faccia fa il negoziante se gli porto il disco di Pink insieme a quello di Merzbow). OK? Ok. Ecco, in tutte queste migliaia di dischi che ho comprato o masterizzato o doppiato o ricevuto in omaggio a scopo recensione non c’è MAI stato un CD di Carmen Consoli, non ho mai sentito il bisogno di ascoltare una sua canzone o pensato che forse un giorno avrei potuto sentire il bisogno. Eppure:

FACT 2: ho ascoltato tutti i suoi dischi, eccezion fatta per l’ultimo. I dischi fino a Stato di necessità li conosco a menadito, so quali sono i miei singoli preferiti, posso citare qualche pezzo che non è andato singolo ma che inserirei in un ipotetico best of Carmen Consoli da me curato (che so, “Geisha”, “Per niente stanca”, etc). La ragione è che per un certo periodo frequentavo un bar con un gruppo di amici che era anche un gruppo di studio Carmen Consoli. Andavano ai concerti, ascoltavano i dischi, li suonavano al bar, commentavano i testi e la chiamavano amichevolmente LA CARMEN come se fosse un’opera lirica umana o la parrucchiera del paesello. Avete presente l’amico flippato coi Marlene che cercavate di evitare al liceo, prima di diventare voi stessi l’amico flippato coi Marlene Kuntz da evitare? Ecco, La Carmen è i miei Marlene Kuntz, l’artista intellettuale, quello coi testi e le chitarre affilate, quello che l’ascolti per essere intelligente. Poi magari arrivavo io, stoppavo il CD e mettevo i Meshuggah per far vedere di essere ancora più intelligente, ricevendo in cambio i giusti ceffoni che meritavo.

FACT 3: Carmen Consoli ha scritto e inciso la canzone che ho ascoltato più volte in vita mia, tra quelle che non possiedo. Questo non è un vero e proprio calcolo matematico, è più un’impressione a cui sono arrivato ad un certo punto della mia vita. Sono stato anche io, come voi, un giovane appassionato di film, di quelli che vanno al cinema tre/quattro volte a settimana anche a costo di presentarsi da soli o in compagnia di altri cinefili spregevoli quasi quanto noi. Ecco, il mio cinema preferito a Cesena è un multisala che dal 2000 al 2012, anno in cui ho tolto le tende dalla città, ha passato “Parole di burro” all’intervallo di ogni proiezione. Provate a considerare la cosa secondo una prospettiva storica: due volte alla settimana, per quattro settimane, per dieci mesi all’anno. Se i miei calcoli si avvicinano al vero, significa che ho ascoltato 960 volte “Parole di burro” al cinema, senza contare tutte le altre volte che l’ho ascoltata (nel 2000 non ero ancora uscito dal giro di amici di cui sopra).

FACT 4: non ho mai visto Carmen Consoli dal vivo. Questo in effetti non sarebbe tutto ‘sto ché, nel senso, chi se ne frega. Considerando tuttavia il fatto che i miei amici fossero così flippati con La Carmen e l’abbiano vista qualche decina di volte, e io mi lamentassi con loro che non venissero mai a vedersi un concerto con me, è abbastanza assurdo. Tra le volte che pisciai il concerto delLa Carmen ce n’è anche una in cui la mia morosina dell’epoca, la mia prima fidanzatina, decise di andare a vedere il concerto assieme ai miei amici e venne bombardata di domande sulla nostra vita sessuale a cui, non so bene perché, decise di rispondere. Avete la più pallida idea di cosa significhi avere 21 anni in un paesino di mille persone e i tuoi amici al bar sanno qualcosa della tua vita sessuale? Brr.

FACT 5: Carmen Consoli ha scritto e registrato la miglior canzone anni 2000 che dà il titolo a un film italiano tratto da una canzone. Questo forse è un concetto fumoso. Avete presente il genere cinematografico “film italiano tratto da una canzone”? Tipo Notte prima degli esami o Come tu mi vuoi o Baciami ancora o La prima cosa bella (l’unico film buono in questa categoria, siamo onesti). Ecco, secondo me L’ultimo bacio è la miglior canzone uscita negli anni duemila da cui un film italiano prende il titolo, o con lo stesso titolo del film dentro cui sta. Il che in sostanza la mette in gara con Baciami ancora di Jovanotti e credo nient’altro, quindi sì, insomma, è un fact un po’ debole.

Il giorno 20 febbraio La Carmen suonerà al Carisport di Cesena. Ci vediamo nel pogo.

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