Husker Du – 1985: The Miracle Year (2025 Numero Group)
Tra i vari rituali scemi a cui mi dedico ce n’è uno che ha una cadenza annuale e occupa diversi giorni: il rito del ritorno all’adolescenza. Succede verso fine primavera, in quel momento dell’anno in cui per capirci la nostra città inizia a svuotarsi nel centro e riempirsi sulle coste. La temperatura pian piano sale, l’ora legale rinvigorisce il fisico e d’un tratto ti senti qualche anno di meno sulla groppa. E così, insomma, è subito teenage angst, cuori infranti, insicurezze e (ovviamente) musica violenta a tutto volume. Più esattamente, tornano nello stereo gli Hüsker Dü. Per chi non li conosce: punk band formatasi nei primissimi anni ottanta a Minneapolis (una delle due città-chiave per il rock indipendente) (l’altra è Glasgow) e composta da tre membri: Bob Mould, Grant Hart, Greg Norton.
Si erano fatti una fama come power-trio nel giro hardcore, qualcuno diceva che erano il gruppo più veloce in circolazione. A un certo punto s’erano stancati di fare i cattivi, avevano iniziato a scrivere qualche canzone melodica e si erano accorti di saperlo fare. Dal 1984 al 1987 sono stati il più grande gruppo pop al mondo. In quel periodo hanno pubblicato 5 dischi di studio, di cui due doppi. Gli ultimi due segnano un altro fatto storico: la prima hardcore band che firma per un’etichetta major (Warner Bros). Poi si sciolgono e continuano da solisti. Bob Mould suona in Italia questi giorni, Grant Hart è morto qualche anno fa. Scrivevano canzoni separatamente, era una specie di competizione interna: Hart era un autore solare ed estroverso, cantava melodie scanzonate anni sessanta. Mould era oscuro e introverso, il perfetto chitarrista post-punk.
Ognuno dei due è stato inseguito per tutta la vita dal fantasma dell’altro: erano bravissimi, ma non sono mai arrivati al livello di perfezione di quando erano insieme. A un certo punto i loro nastri sono passati in mano a Numero Group, etichetta di Chicago che raccoglie rarità perlopiù risalenti al giro indie, ripubblicate in versione deluxe. Venerdì è uscito un monumentale live album, l’ennesimo degli ultimi anni ma anche il migliore; li fotografa in quello che forse è stato il loro anno migliore, alle prese con le scalette di New Day Rising e Flip Your Wig. L’ascolto mi ha ributtato in un’estate tardiva, la macchina suona i loro live a tutto volume, il freddo è già arrivato ma il sole resiste fuori dal finestrino.



