lunedì
23 Giugno 2025

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STVINNY

St.Vincent – Todos Nacen Gritando (2024, Total Pleasure)

Allora una cosa che molto francamente non ho mai compreso del tutto sono quei fenomeni tipo Ramazzotti/Pausini, quelli che vanno FORTISSIMO sul mercato sudamericano e quindi i loro dischi escono cantati anche in spagnolo. È vero che anche noi abbiamo qualche saltuaria cover in italiano di pezzi anglosassoni (ce n’è a dire il vero per tutti i gusti, da cose che hanno fatto un pezzo di storia del pop italiano stile Bugiarda di Caterina Caselli a cose per cui avremmo dovuto chiamare il tribunale dell’Aja tipo Me and Bobby McGee rifatta da Gianna Nannini o Creep dei Radiohead rifatta da Vasco Rossi); ma non credo che a nessuno di noi verrebbe in mente di comprarsi un disco ricantato in italiano da un qualunque artista straniero, se non per ridere a crepapelle della pronuncia di costui/costei. Ve l’immaginate? Daje Billie, ridicce ER CATTIVO in italiano.

Sta di fatto che le versioni latine dei dischi esistono e hanno un buon successo, e venerdì ne è uscito uno di St. Vincent. Avete presente St.Vincent? Nome vero Annie Clark, artista statunitense coccolata da tutti, personaggio al limite del mondo del glamour e tutto il resto del pacchetto. La sua aria di applicazione è un pop molto colto di forte ispirazione indiesnob, tecnicamente curatissima e culturalmente enciclopedica, con un notevole gusto per la forma canzone e tutto il pacchetto. Ha fatto cose molto belle, ma nell’ultimo periodo è stata vittima di un takeover ostile che conosciamo fin troppo bene, quando la cultura si trasforma pian piano in culturismo (e quindi in una sorta di ideologia del pensiero a ogni costo in cui ciò che è colto viene pompato ed esibito in favore di telecamera in maniera muscolare, più o meno come gli ultimi vent’anni dei Radiohead, opinioni personali). Ok, il suo ultimo disco si chiama All Born Screaming e dev’essere andato molto bene, perché ora ne esce una versione latin intitolata Todos Nacen Gritando. Uno se lo può godere a vari livelli, a me piace molto la playlist (Broken Man diventa Hombre Roto, e via così), e in fondo quest’idea di raddoppiare lo stesso prodotto si rispecchia molto in questa idea di culturismo culturale, di ipertrofia. Detto questo, parliamo di un album che anche in versione latin vien voglia di abbandonare a metà della traccia 5 (El Mero Cero) in favore di qualcosa di più sobrio culturalmente, che so, i Cannibal Corpse e roba simile.

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