venerdì
08 Agosto 2025

La “miseducation” della signora Hill, vent’anni dopo

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Lauryn HillStrumming my pain with his fingers/ Singing my life with his words/ Killing me softly with his song

La storia è piena di cover diventate più famose dell’originale. Poche forse lo sono diventate così tanto come “Killing me softly” dei Fugees. Il merito è anche (e soprattutto) della cantante Lauryn Hill, che ha reso i versi qui sopra in apertura oltre che (banalmente) immortali, anche uno dei simboli degli interi anni novanta musicali.
Una delle (tante) regine (o proclamate tali dalla critica) succedutesi nel corso degli anni nella black musica americana, sicuramente quella con la storia più interessante da raccontare.
La sua carriera inizia a 18 anni come attrice, in una soap opera e pure in un film di un certo successo come Sister Act 2, ma passerà fortunatamente alla storia per aver formato i Fugees ed essere diventata una delle (rare) figure femminili a salire alla ribalta nel mondo hip hop americano degli anni novanta. Con il loro secondo album, The score, venderanno qualcosa come 17 milioni di copie in tutto il mondo. Lauryn Hill aveva 21 anni, un successo planetario e due relazioni praticamente parallele: una con il leader degli stessi Fugees, Wyclef Jean, tipo piuttosto dispotico, dicono; l’altra con il figlio di Bob Marley, di nome Rohan, di cui resta incinta. Anche per questo piccolo dettaglio, ma non solo per questo, la storia dei Fugees finisce, con la gravidanza che ha comunque il merito di farle superare quello che gli storici del tempo descrivono come un blocco creativo. «Alle donne, in gravidanza, crescono più in fretta capelli e unghie. A me venivano idee per la musica», dirà prima di decidere di fare tutto da sola (o quasi, visto che la band che l’accompagna poi la querelerà per non essere stata citata nei crediti del disco), di cantare, comporre, arrangiare e produrre il suo primo disco solista, registrato tra New York e gli studi di Bob Marley in Giamaica. The miseducation of Lauryn Hill – e arriviamo al motivo per cui ne scriviamo oggi – arrivò nei negozi vent’anni fa, precisamente il 25 agosto del ’98. Venderà 422.600 copie in una sola settimana, record per un’artista femminile, così come le cinque statuette vinte su dieci candidature ai Grammys (del 1999). In totale di copie pare ne abbia vendute più di 18 milioni e il disco (per quanto possa valere) è al quinto posto nella classifica di Rolling Stone degli album più belli degli anni novanta. Ascoltato oggi inutile dire che resta un capolavoro di musica black, un classico che dal punto di vista musicale non ha inventato nulla (se mai una piccola rivoluzione l’ha fatta nei testi, intrisi di orgoglio femminile e libertà), limitandosi – si fa per dire – a mescolare suoni presi da hip hop, soul e reggae. Si parlò di primo disco neo-soul della storia e sicuramente ha influenzato decine di artiste (e di certo l’ultima Beyoncé), ma a renderlo unico è anche il fatto che stiamo ancora aspettando il suo seguito. Ms. Hill, come si fa chiamare oggi (da qualche anno è tornata a esibirsi in giro per il mondo, con esiti dicono piuttosto tragici) nel frattempo ha avuto altri (4?) figli, è diventata nonna a 41 anni, è stata arrestata per frode fiscale, si è fatta circuire da un predicatore e chissà cos’altro. Di certo però non ha più inciso un disco. E forse è davvero meglio così. Forse altrimeni non saremmo qui a celebrare quel capolavoro vent’anni dopo.

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