domenica
26 Ottobre 2025

La rivoluzione di Kid A. E poi?

Condividi

Ricordo ancora chiaramente la confezione che si apre, il compact disc che entra nell’impianto professionale di mio padre e poi il disorientamento dopo aver spinto il tasto play. Minuti interi trascorsi a cercare quella voce tanto cara che era come se fosse sparita. Fino almeno al quarto pezzo. Ricordo poi l’emozione una volta terminato il cd e la voglia di riascoltarlo subito per capire meglio. Perché poche volte è successo nella storia che una rock-band – per quanto atipica e intellettuale e aggiungete voi l’aggettivo che preferite – all’apice del successo si avventurasse in qualcosa del genere. Un disco che sperimenta con i suoni, cerca di allontanarsi dalla tradizionale forma canzone, utilizza l’elettronica ma anche gli archi o gli ottoni, un disco compatto e sempre coerente con se stesso che sembra più destinato a un museo che ai supermercati, ma che miracolosamente riesce a restare comunque popolare. Un disco che ascoltato oggi – ad anni, confesso, dall’ultima volta – suona sicuramente meno rivoluzionario di allora ma non per questo meno gigantesco. Tanta enfasi per dire quello che hanno già notato quasi tutti in questi giorni: Kid A dei Radiohead ha appena compiuto 15 anni. Uscito il 27 settembre del 2000, a tre anni di distanza dal successo interplanetario, appunto, di Ok Computer, rappresentò uno spartiacque per la carriera della band e in generale per certa musica rock. Ecco, inutile davvero qui analizzare un album considerato in maniera piuttosto unanime dalla critica (a parte alcuni burloni e simpatici revisionisti che si divertono a provocare gli animi) tra i migliori (se non il migliore) degli ultimi vent’anni; più divertente invece cercare di capire quali, oltre a Kid A, possano essere i dischi usciti nel nuovo secolo ad aver almeno un pochino scritto la storia della musica rock (in senso lato). Che non è come dire i più belli, ma quelli che sono riusciti ad aggiungere “qualcosa”. L’ultimo di Kendrick Lamar probabilmente (come mi ha risposto in una recente intervista Eddy Cilìa, tra i critici musicali più autorevoli d’Italia), con la sua nuova sintesi di decenni di musica black e rap. Forse il Kanye West di My Beautiful Dark Twisted Fantasy per restare in tema. E poi magari l’hip-hop bianco e malato dei Clouddead, la svolta che i Wilco hanno impresso alla canzone americana tradizionale con Yankee Hotel Foxtrot, la psichedelia del nuovo secolo degli Animal Collective, l’epoca del dubstep in particolare di Burial e Shackleton. E poi? Di nomi appuntati ne avevo parecchi altri. Ma in grado di competere con i Radiohead di Kid A, a ben pensarci, forse no.

Condividi
CASA PREMIUM

Spazio agli architetti

La darsena di Ravenna protagonista alla Biennale di Venezia

Nel progetto "Italia Infinita 2075" che immagina una connessione veloce sotto l'Adriatico

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi