Riscoprendo (anche) Caetano Veloso

In attesa dei dischi migliori di questo 2017, continuiamo ad andare a ritroso negli anni per riscoprire album ormai da molti dimenticati e che invece sarebbe bene rispolverare (si trovano anche su Spotify, approfittiamone). L’ultima volta eravamo arrivati al 1987 degli Husker Du e continuando di lustro in lustro ecco che nel 1982 esce un disco di uno dei gruppi più incredibili che la storia del rock ci abbia regalato, così presto scomparso dai radar anche degli appassionati, nonostante non abbia di fatto mai smesso di produrre musica. Questa estate infatti hanno pubblicato il loro, a quanto pare, 32esimo album in studio, quasi tutti con la stessa riconoscibile grafica in copertina. Loro sono gli inglesi The Fall e loro sono in particolare uno: Mark E. Smith, eccentrico leader a cui probabilmente dobbiamo anche la nascita dei suoi più grandi seguaci (musicalmente parlando) i Pavement. Tornando al 1982, è l’anno d’uscita del loro quarto disco, “Hex Enduction Hour”, forse il migliore, forse no. Post-punk e indie-rock ante litteram, all’insegna della più grande libertà, fuori da qualsiasi schema (leggasi dello scazzo totale). Mitici.
Fare una scelta originale tra i dischi usciti cinque anni prima, quarant’anni fa, diventa invece molto più complicato e per non citare i soliti Bowie, Suicide, Clash, Talking Heads, Iggy Pop, Costello, Wire, scegliamo il solito (va beh) “Trans Europe Express”, sesto album dei Kraftwerk che bisognerebbe davvero riascoltarsi con attenzione oggi per capire quanto abbia influenzato il pop, l’elettronica, addirittura l’hip hop.
Passando al 1972 non parliamo nepure delle scelte facili (che sono troppe) e passiamo direttamente a Caetano Veloso, solo per togliere qualche luogo comune legato al suo nome. Avete presente chi era e come suonava Caetano Veloso tra gli anni sessanta e settanta? Ecco, rimediate ascoltando “Transa” (che significa “Scopata”), album che incide appunto 45 anni fa, rientrato in Brasile dopo l’esilio. Una sorta di Nick Drake in salsa tropicale (che non vuol dire festoso, anzi), tanto per citare anche un altro capolavoro di quell’anno (“Pink Moon”).
E chiudiamo questo mini viaggio con il ‘67, e amen, lasciamo perdere. L’anno più grande di sempre, della banana dei Velvet Underground, dei Beatles, dei Rolling Stones, dei Pink Floyd con Syd Barrett, dei Love, eccetera eccetera. Se vogliamo citare il disco più sottovalutato, forse, voto per “Something Else by the Kinks”. Ma comunque vada si pesca bene. Cinquant’anni dopo.

EROSANTEROS POLIS BILLBOARD 15 04 – 12 05 24
CENTRALE LATTE CESENA BILLB LATTE 25 04 – 01 05 24
NATURASI BILLB SEMI CECI FAGIOLI 19 – 28 04 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24