Qualcosa di nuovo (e divertente) tra jazz, funk e citazioni metal

Ottone Pesante – Brassphemy Set In Stone (2016)
Appena gli Ottone Pesante sono usciti allo scoperto, vari mondi musicali si sono mobilitati nel passaparola: tre tizi che suonano veramente bene si sono messi a fare heavy metal, ma al posto della chitarra e del basso ci sono tromba e trombone. Apriti cielo. Metallari, jazzisti curiosi, avanguardisti e sperimentatori di ogni genere e tipo si sono messi sulle tracce di questi eretici. A me è sembrata subito un’idea geniale, ma non sono stato l’unico a pensarla così. I ragazzi erano già stati prenotati da molti locali per suonare live questo bizzarro mostro “brass metal”. Hanno cominciato subito a macinare concerti, e abbiamo così scoperto che i tre sono vecchie conoscenze di quel bellissimo mondo musicale che possiamo definire trasversale. Gente brava, dai gusti ampi e la mente aperta, capace di spaziare in generi diversi. Per quel che mi riguarda, tutte caratteristiche che mi fanno drizzare le antenne. Francesco Bucci, Paolo Raineri e Simone Cavina (quest’ultimo poi sostituito dall’altrettanto poliedrico Beppe Mondini) sono musicisti preparatissimi, capaci di suonare jazz, ska, funk, metal, hardcore, avanguardia, grazie alla loro grande sensibilità, oltre che ad una tecnica che li rende richiestissimi session men. E quindi, come funziona questo metal senza basso e chitarra? Funziona che il trombone fa il basso e la tromba fa la chitarra? Un po’ sì, ma non solo. Ovviamente i timbri sono talmente diversi che le carte in tavola risultano comunque un po’ sparigliate. Qualche effetto ben dosato rende i due strumenti più intercambiabili di quanto sembri. Diminuisce un pochino la potenza distorta garantita dagli strumenti a corde e si restringe un po’ lo spettro di frequenze, ma aumentano le possibilità di armonizzazione della sezione fiati, laddove spesso invece il basso fa da semplice terreno di appoggio per le chitarre. Il tutto risulta, oltre che davvero nuovo (e questo, nel 2017, non è da sottovalutare), anche molto divertente. Non trovo molti termini di paragone, se non negli Zu o nei Mombu, ma si tratta di progetti con intenzioni molto diverse (più granitici e meno legati al metal gli Zu, vicini all’Africa i Mombu), o in alcune vecchie gemme del periodo sperimentale di Roy Paci (prima o poi ne parleremo), o in generale a tutta la musica heavy suonata col sax, dai 2Bad ai Naked City. Ma qui è proprio la citazione metal suonata dai fiati a fare la differenza. Cioè, è proprio un disco che “parla” di più a chi conosce un po’ il metal, e che potrà quindi apprezzare tutte le citazioni e le gag legate agli stilemi del genere contenute in questo disco. Ma credo che anche chi non mastica metal potrà apprezzare i voli dei fiati in “Apocalips” o gli intrecci ritmici di “Torture Machine Tool”, così come l’assalto senza prigionieri della combo inziale “Brutal” / “Nights Blood”. Quello che sembrava un gioco è diventato una cosa seria, se avete occasione andateli a vedere dal vivo.

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