1992: una serie equilibrata e onesta, corale e solida

1992 (regia di Giuseppe Gagliardi, 2015)
1992 è una serie nata dall’idea del suo protagonista, Stefano Accorsi, e scritta dal ravennate Alessandro Fabbri e da Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo. La serie narra in dieci puntate le vicende dell’anno in cui “muore” la Prima Repubblica, nasce Tangentopoli e si gettano le basi per la cosiddetta Seconda Repubblica. La serie mixa personaggi esistenti ed eventi realmente accaduti, con vicende di pura fantasia. Non è la prima volta che, soprattutto in campo letterario, si parla della Storia con un taglio a metà tra la finzione e il reale, basti pensare ai romanzi di James Ellroy, o agli italianissimi Wu Ming con il meraviglioso 54 o al più popolare Romanzo Criminale, anch’esso diventato un serial di meritato successo. La trama gira attorno a un personaggio inventato, inserito però in una realtà ben nota: Leonardo Notte (un Accorsi perfettamente a suo agio), è un pubblicitario di successo, che lavora per Publitalia sotto la direzione di Marcello Dell’Utri, uno dei motori della parte reale della vicenda. Accanto a lui ci sono altri personaggi di fantasia: Bibi Mainaghi (Tea Falco, insopportabile con attenuanti) eredita un’azienda che le inchieste hanno messo in crisi; Veronica Castello (Miriam Leone, ex Miss Italia, in possesso quindi del phisique du role) è una showgirl disposta a tutto pur di entrare nel mondo dello spettacolo e Pietro Bosco (Guido Caprino, eccezionale), parlamentare della Lega Nord, poco istruito ma ancora puro, forse un po’ troppo. I perni della vicenda reale, oltre a Dell’Utri, sono costituiti da Antonio Di Pietro e da Gaetano Nobile, un democristiano di vecchia scuola, personaggio più  “remixato” che di fantasia. Tutti e tre i motori della vicenda lo sono anche grazie ai loro grandi interpreti. 1992 non vuole essere né cinema di denuncia (come lo fu Tutti gli uomini del Presidente), e lo fa capire chiaramente mettendo in primo piano i suoi protagonisti immaginari, nè vuole tantomeno essere documentaristico o consegnare la chiave di qualche armadio con scheletri. L’Italia della svolta, delle (vane) speranze e del (finto) cambiamento fa da sfondo animato a tutte le storie raccontate; la sceneggiatura, che pure non vuole essere “politica”, non manca di assestare qualche colpo ed esprimere qualche lucida considerazione, spesso per bocca dei protagonisti non reali, o anche attraverso qualche indizio o cartellone di troppo. Quali considerazioni? Il suo essere un prodotto ibrido porta con sé molti pregi, perché dall’accurata analisi storica ci si prendono parecchie pause da sana fiction; quest’ultima spesso però mostra il lato debole, a causa di attori non sempre adeguati e a storie di tono decisamente diverso dalla cavalcata di Tangentopoli. Ma questo rappresenta soprattutto la forza di 1992, perché intrattenimento e Storia viaggiano a braccetto molto volentieri, con una linearità e un ritmo assolutamente perfetti, tanto da far passare le dieci puntate da un’ora ciascuna in un batter d’occhio. Un risultato equilibrato e onesto, corale e solido, ben orchestrato dalla regia di Gagliardi e dalle musiche di Boosta dei Subsonica. E le occasioni e le fonti per approfondire la Storia, ci sono.

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