Un grande testamento per la storia dei Sex Pistols

Pistol (Miniserie, 6 episodi, 2022)

L’incredibile storia dei Sex Pistols è già stata narrata, attraverso film che ne focalizzavano alcuni momenti topici, come l’ottimo Sid e Nancy di Alex Cox o il documentario Oscenità e furore di Julien Temple, ma il formato della miniserie è finalmente utilizzato come mezzo ideale per raccontare nella loro interezza e con tutte le sfaccettature del caso queste storie meravigliose, sorprendenti e tragiche.

Il film è tratto dall’autobiografia del chitarrista dei Pistols, Steve Jones, che è il motore e il protagonista della messa in scena, e diretto da un Danny Boyle che non ha certo bisogno di presentazioni, e il regista di Trainspotting calza a pennello per la vicenda da narrare. Ogni episodio ha il titolo di un pezzo del gruppo e la narrazione si sofferma moltissimo sugli inizi della band, sulla formazione e sull’arrivo prima di Johnny Rotten e successivamente quello di Sid Viscious.

La serie è narrata alternando flashback al presente, immagini di repertorio della vera band a concerti suonati dagli attori, ponendo, inoltre e inevitabilmente, la figura di Malcom McDowell, ideatore, produttore e forse distruttore della band, come fulcro della storia. La colonna sonora gioca ovviamente un ruolo centrale nella serie, perché alterna i pezzi originali della band, a una selezione di brani storici che influenzato sia loro che l’intero movimento punk.

L’occhio del regista e dello sceneggiatore Crag Pierce (collaboratore di Baz Luhrmann) è quello di chi ha in qualche modo vissuto quel periodo, lo vuole raccontare con forza e con realismo, con passione e disincanto, perché quella dei Pistols è una coinvolgente tragedia che vede un gruppo di ragazzi che hanno cercato di soverchiare un sistema che si è rivelato più forte di loro; siamo a fine anni settanta, non sessanta, e lo spirito è decisamente diverso, i sogni assenti, e l’eroina aveva preso il sopravvento su sballi decisamente più leggeri.

Ottimo il cast di giovani, tutti pressoché sconosciuti, dove spicca un Anson Boon nei panni di Johnny Rotten che incarna benissimo lo spirito del periodo, con il suo sguardo vuoto, perduto e profondo trasmette un entusiasmo trascinatore e fa sorridere il cinefilo più attento, che vede il cantante più trasgressivo trasformato nello sguardo torbido di un Klaus Kinski giovanile e selvaggio.

Curiosità: il Rotten originale ha rinnegato la serie e non è stato semplice riuscire ad avere i pezzi originali, ottenuti grazie alla costanza di Steve Jones, Paul Cook (il batterista) e (forse) di Glen Matlock, il bassista pre-Viscious della band. Un grande documento e un grande testamento per una delle storie vere più sorprendenti e meravigliose: il rock.

Fa un po’ sorridere, ma è su Disney.

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