A proposito di Mondiali: calcio e cinema (seconda parte) 

Iniziamo da un film recente, ancora una volta italiano, L’arbitro (di Paolo Zucca, 2013), con l’ascesa/discesa di un arbitro internazionale (Stefano Accorsi, molto bene qui) che si sovrappone alla storia di un eterno derby sardo tra due squadre di terza categoria, con tanto di vicende e faccende tra i due paesini. Girato in un bianco e nero fighetto ma efficace, che omaggia in modo palese il cinema di Ciprì e Maresco (con qualche spruzzatina di Sergio Leone*), il film mette il calcio al centro delle due differenti realtà, facendolo funzionare da ponte narrativo tra le diverse dimensioni. Un approccio diverso dagli altri, un film interessante, da vedere, da recuperare. Ma, come dicevamo la scorsa settimana, è nel parlare di personaggi realmente esistiti che calcio e cinema trovano una reale armonia. E il film sul calcio più bello di tutti (sempre a eccezione di Borgorosso e Fuga per la vittoria) è la storia di un allenatore inglese, bravo e presuntuoso, focalizzata nell’unico momento buio della sua favolosa carriera. Il suo nome è (era) Brian Clough, e il film è Il maledetto United, film bellissimo uscito vergognosamente da noi solo in Dvd. Magnifico nel suo interprete principale. Michael Sheen, affiancato da due caratteristi altrettanto mitici,  come Timothy Spall e Colm Meaney. Il cinema celebra i miti del calcio. soprattutto all’estero: se da noi solo il grande Torino ha avuto spazio (solo in tv), altrove troviamo adeguate celebrazioni sotto forma biografica, come il già citato Clough,  ma anche Pete Best e il Maradona di Kusturica (documentario). Un originalissimo omaggio a un grande personaggio calcistico e non come Eric Cantona, lo ha realizzato il grande Ken Loach con il delizioso Il mio amico Eric, film che non ha nulla a che fare col calcio giocato, dove la figura di Cantona rappresenta una sorta di entità metafisica e guida spirituale del protagonista. Commedia leggera e divertente, più efficace dell’inconsistente Sognando Beckham, e soprattutto più raffinata. Tornando per un attimo ai documentari, pare giusto citare due invisibili del cinema italiano, originali e stravaganti. Il primo è un falso, si intitola Il mondiale dimenticato, e parla dei ritrovamenti e delle testimonianze che segnalano che nel 1942 si sia giocato, in Patagonia, un campionato mondiale; la seconda opera è Sogni di cuoio, e parla della storia vera della squadra di calcio del Fiorenzuola (Emilia), che a cavallo del secolo, a guida del mitico Mario Kempes (cannoniere argentino del 1978) cercò invano di formare una squadra di giovani oriundi per tentare un approccio e una scalata al mondo del calcio. Concludiamo con un saluto a chi il calcio lo ha amato davvero, e cioè il Giappone, citando due fondamentali cartoni animati: non solo il magnifico Holly e Benji, ma anche il più remoto Arrivano i Superboys, quello col portiere bendato, per intenderci. E se è inutile specificare che tutti i lavori qui elencati sono ben più spumeggianti del mondiale giocato dall’Italia, pare doveroso citare i Mondiali raccontati da Federico Buffa, straordinaria televisione che racconta la storia della competizione più nota al mondo con un occhio ai contesti che li circondavano. Questa sì è da non perdere.

* Ma quanto sarebbe stato bello un film sul calcio girato da Leone? Sarebbe finita con una memorabile sfida ai rigori, dopo centoventi minuti senza che succedesse nulla… ma volete mettere la goduria visiva?

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