Anche Ravenna ha il suo regista di genere: Alberto Donati

Cinema “di genere”. Questa definizione comprende la filmografia italiana che va da fine anni ’60 a inizio anni ’80 realizzata a basso costo e in imitazione ai sontuosi film hollywoodiani. Fanno parte di questo filone gli spaghetti western, i poliziotteschi, i gialli e gli horror. Sergio Leone, Mario Bava, Sergio Corbucci e Dario Argento, tanto per fare i nomi di alcuni registi. Spostandoci dalla Roma cinematografica alla Ravenna dei giorni nostri, incontriamo Alberto Donati, che nella vita fa un mestiere che nulla ha a che fare con la settima arte, ma che nutre una grande passione per il cinema di genere.
Da fine anni ’90 ha iniziato per passione a girare cortometraggi con gli amici, rivelando un talento smisurato, tanto è che ai primi festival è stato salutato dagli spettatori in modo entusiasta. I primi lavori sono stupefacenti: Ho messo gli occhi su di te e soprattutto Buon compleanno Jennifer sono deliziosi omaggi al cinema di genere e non solo, perché ne suggeriscono una possibile rinascita. Anche colleghi e addetti ai lavori si entusiasmano fino al punto che un regista della sua stessa generazione scrive su Jennifer che «Alberto Donati è un talento straordinario, che è quello di un grande regista. Girato con uno stile pulito, classico, senza nessun vezzo, con facce da cinema che bucano lo schermo, battute memorabili, intuizioni comiche folgoranti, un senso del montaggio e dell’inquadratura che è innato, un fare cinema totalmente istintivo, di una purezza sconvolgente. Questo è il cinema di Alberto Donati» (Gabriele Albanesi, 2001). Alberto con gli anni ha proseguito nella realizzazione di corti e film vincendo un buon numero di premi in tutta Italia e, anche se non è diventato un nome sulla bocca di tutti, si è certamente costruito una carriera. Se nel 2001 sbarca su Rai 3 con il documentario sugli spaghetti western Dov’è il West, nel 2003 realizza il suo primo lungometraggio, La comparsa, che oltre ai due cortometraggi citati, resta tuttora il suo capolavoro. Il film parla di Guido Martini, comparsa di professione con l’aspirazione di diventare qualcuno, con un unico grosso problema, quello di avere una moglie insopportabile. Protagonista dei suoi film è il suo “attore” feticcio, Alessandro Baldassarri, un amico che anche lui nella vita fa tutt’altro, ma col vizio di bucare lo schermo. 70 minuti che mescolano commedia e thriller che non hanno nulla da invidiare al cinema di genere di quegli anni. I lavori successivi confermano il talento di un regista che purtroppo, vivendo a Ravenna, non si è mai potuto imporre all’attenzione nazionale, non avendone i mezzi personali. Il lavoro più bello del secondo periodo è certamente Il mondo dei cattivi, un thriller-horror che non ha paura di confrontarsi col grande Quentin Tarantino. Negli ultimi anni Donati ha realizzato alcuni documentari (un altro su Lo chiamavano Trinità) e un corto, Massacro sulla collina, in cui torna a temi squisitamente horror. Sul nuovo corto, Straight To Hell, poco si deve sapere perché raccontarne la trama significherebbe rovinarsi l’appetito… che è davvero tanto. Per vederlo: 17 febbraio al Cinemacity (abbinato a La comparsa) e 4 marzo al Bronson. Per informazioni: www.albertodonati.com, anche perché non è che i suoi film siano così visibili.

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