ancira carcere con “cella 211” e herzog si affida a lynch

Cella 211 di Daniel Monzon. Una guardia carceraria particolarmente scrupolosa, visita il suo carcere la vigilia del suo primo giorno di lavoro e per una serie di circostanze, si ritrova chiuso in una cella durante una gigantesca rivolta nel settore di massima sicurezza.
Farà, o almeno proverà a fare, di necessità virtù. In Spagna il cinema continua a godere di buona salute: Cella 211 è un thriller d’azione di notevole impatto e violenza che mescola adrenalina pura a una tensione mentale, facendo immedesimare lo spettatore nel protagonista che gioca il ruolo più pericoloso della sua vita. Duro fin dalla scena iniziale, il film mantiene molto bene l’atmosfera per almeno tre quarti della sua durata: lo fa grazie anche a personaggi originali e ben caratterizzati, soprattutto nel Malamadre interpretato magnificamente da Luis Tosar. Peccato solamente che nella parte conclusiva il regista si faccia prendere un po’ troppo dal vortice di violenza e dramma che la storia crea, mettendo in scena situazioni al limite dell’estremo e del credibile.

Cionostante, Cella 211 è una delle rivelazioni della stagione: un thriller d’azione che lascia attaccati alla poltrona per (quasi) due ore. In Spagna, il film ha vinto tutti i premi Goya (l’Oscar nazionale) principali, meritatamente. 7

Esce anche in sala, col titolo Perdona e dimentica, l’ultimo film di Todd Solondz presentato a Venezia (titolo originale: Life During Wartime) e recensito a settembre tra gli invisibili di questa rubrica. In autunno si auspicava una sua uscita nelle sale che è arrivata, anche se in pochissime copie, tale da lasciarlo come un invisibile. Ma, come già scritto, ci troviamo di fronte a una grande commedia nera, che di commedia ha veramente poco. Il misantropo Solondz riesce a descrivere l’animo umano e i suoi punti più neri con passione e meticolosità. Trovatelo, questo imperdibile film.

My son, what have ye done? di Werner HerzogIl film di chiusura del Mosaico Film Fest (sabato 24 aprile) è diretto da Werner Herzog e prodotto da David Lynch. O almeno così si legge nei titoli di testa. I sospetti che la produzione di Lynch somigli a una co-regia iniziano a materializzarsi durante la visione del film, quando appaiono un nano che non c’entra apparente nulla con la storia, e la mamma di Laura Palmer. Insomma, il caro cineasta tedesco stavolta è in (ottima) compagnia.

La storia: un figlio uccide la madre, seguendo una tragedia di Sofocle e la sua mente insana, e si barrica in casa con due ostaggi. La vicenda si ricostruisce grazie alle interviste (cinematograficamente sotto forma di flashback) alle persone più vicine al protagonista. Confezione lussuosa: elegantissimo nella messa in scena, scenografia da urlo, dialoghi iniziali incalzanti (ottimo Willem Dafoe). Nel proseguo la storia tende un po’ a girare su se stessa, i flashback tendono alla ripetitività e molte scene appaiono scollegate. Thriller psicologico ottimamente definito dallo stesso Herzog, come «un horror senza sangue, senza seghe elettriche e scene cruente, ma con una strana paura anonima che strisciasse piano sotto la pelle». Imperfetto, ma anche gustoso per occhi e orecchie. 7

Filmografia di Solondz: Fuga dalla scuola media (1996); Happiness (1998); Storytelling (2001 – inedito); Palindromes (2004 – inedito); Perdona e dimentica (2009).

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