Ancora serie tv: quel capolavoro “leggero” di Modern Family

Continua il deserto in sala, continua l’assenza di ispirazione. Meno male che ci sono le serie tv.
Modern Family (di Christopher Lloyd e Steven Levitan, 2014). Sei stagioni. Sembra davvero impossibile trovare una serie “commedia” dopo che il genere nella storia ha sfornato capolavori come Happy Days, mostrato famiglie stravaganti (Addams) e divertenti (Jefferson, Robinson e Keaton), sfondando negli anni novanta con i generazionali Friends e Sex And The City, per poi arrivare in grande spolvero ai giorni nostri con Desperate Housewives, Ally McBeal, Una mamma per amica, Scrubs, The Big Bang Theory e tanti altri meritevoli di citazione. Difficile trovare il modo di stupire ancora, soprattutto prendendo la famiglia come fulcro narrativo. Eppure Modern Family c’e riuscito, perché il risultato è nel suo genere perfetto, un capolavoro assoluto, pur partendo da una trama semplice. Si parla di tre famiglie molto diverse tra loro: la prima formata dal “patriarca” Jay, dalla giovane (e spettacolare per ogni genere di senso maschile) seconda moglie e dal mitico figlio di quest’ultima avuto dal precedente matrimonio; la seconda è formata dalla figlia di Jay con marito e relativi figli molto diversi tra loro (Haley la maggiore, è una giovane non particolarmente geniale, Alex è una secchiona con tutti gli stereotipi del genere, il piccolo Luke un imbranato); l’ultima formata dal figlio omosessuale dello stesso patriarca, che col suo compagno ha adottato una bambina. Potete quindi dedurre che l’ambientazione è in un paese civile, in questo caso la California. L’espediente narrativo originale (preso dal cinema) è quello del falso documentario: le vicende sono spesso inframmezzate da interviste ai protagonisti in cui rivelano ciò che pensano veramente in una data situazione. Caratterizzato da un’abile e democratica fusione tra progressismo e amore per il concetto di famiglia, il telefilm tratta con affettuosa ironia le caratteristiche e i problemi di ogni coppia, ed è incentrato su un unico scopo, raggiunto con pieno successo: fare ridere. Perchè ogni puntata, dalla perfetta durata di venti minuti, pur seguendo un filo storico, è davvero un piccolo capolavoro di comicità a sé stante, che col passare delle stagioni, non cambia. Nonostante le risate, come detto sopra, i temi più delicati del telefilm sono trattati con invidiabile leggerezza, e in nessun momento cadono in banalità, forzature o drammi non richiesti. Il cast è composto da attori da telefilm (con parziale eccezione della bellissima Sofia Vergara, che lavora spesso anche al cinema), ma ogni stagione si pregia di avere qualche ospite eccellente: tra i numerosi si ricordano Edward Norton, Danny “Machete” Trejo, Elizabeth Banks, Chazz Palminteri e molti altri la maggior parte dei quali non sono così famosi in Italia come negli Stati Uniti. I numerosi premi hanno indotto autori e attori a tirarla per le lunghe: la sesta stagione, in corso, risente poco della stanchezza che colpisce la maggior parte delle serie, e questo grazie sia alla forza che alla leggerezza della messa in scena. L’auspicio però è quello di chiudere in gloria, lasciare libere queste tre famiglie alla nostra immaginazione, sul cosa diventeranno e su quanto piacevolmente hanno allietato le nostre serate.

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