Another Earth, uno dei film (di fantascienza) più emozionanti e originali degli ultimi anni

Another Earth, di Mike Cahill (2012)
Colpo di coda della stagione, prima dell’arida estate (se arriva): un film di fantascienza, acclamato al Sundance Festival, che nella trama può ricordare Melancholia di Von Trier (ma sono usciti praticamente in contemporanea): la giovane Rhoda è stata appena ammessa al MIT (Massachusetts Institute Tecnology, una sorta di Normale di Pisa), quando mentre viaggia in auto le radio annunciano l’apparizione di un pianeta del tutto simile alla Terra. Nel tentativo di vederlo dal finestrino, si scontra con un’altra auto, uccidendo una madre col suo bambino. La vicenda, che non va svelata, inizia qualche anno dopo che Rhoda ha scontato la pena detentiva. Come si potrà intuire, la fantascienza costituisce inizialmente uno sfondo per una vicenda umana che colpirà per dramma e intensità, e che col passare dei minuti assume importanza sempre più rilevante, fino a interessare la vita di una protagonista devastata dal dolore e dai sensi di colpa, interpretata da una magnifica Brit Marling, attrice e co-sceneggiatrice, di cui sentiremo sicuramente parlare. L’uso della camera a mano, della fotografia e della colonna sonora danno un forte senso di realismo a una vicenda contaminata dal fantascientifico, contaminazione che si fonde in maniera suggestiva nonostante il basso budget produttivo. Ecco dove si trova il nuovo: in registi coraggiosi, cinefili (i modelli? Tarkovski e lo stesso Von Trier), che riescono a stupire creando uno dei film (di fantascienza, inoltre) più coinvolgenti, emozionanti e originali degli ultimi anni. L’interrogativo sul pianeta gemello aleggia nello spettatore (e nei protagonisti) per tutto il film, trovando una spiegazione assolutamente spiazzante nei minuti finali, lasciandoci così con interrogativi svelati nella loro costruzione logica, ma che danno milioni di spunti di riflessione su una vicenda inverosimile solo nella sua applicazione reale. Il senso di colpa e l’espiazione del peccato, gli incontri con le persone, e le sofferenze interiori sono, invece, quanto di più appartenente al nostro mondo ci possa essere. Lento e imperdibile.

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