Avatar di James Cameron: un film veramente da Oscar?

Avatar
di James Cameron

Perché è da non perdere di Dr. Jekyll
In un futuro non ancora prossimo, una corporation interplanetaria atterra sul pianeta Pandora alla ricerca di un preziosissimo minerale. Il pianeta è una terra straordinaria, con flora e fauna di ogni specie, e abitato dal popolo umanoide dei Na’vi, intelligente e valoroso. Il ricco minerale giace proprio sul loro territorio e la scienza ha fatto sì che alcuni umani sotto forma di “Avatar” prendano le loro sembianze e cerchino di ottenere informazioni su questo popolo.  Il protagonista è un ex marine che ha perso l’uso delle gambe e chevivrà una seconda giovinezza nel corpo dell’Avatar. Favola ecologica,epopea dell’esaltazione della natura e del suo rapporto con l’uomo,Avatar dà un colpo d’occhio mai visto al cinema, offerto in un 3Dvertiginoso che prende lo spettatore fin dall’inizio. La trama ricordaun po’ le grandi epopee cinematografiche (indiani soprattutto), rilettein chiave futuristica. Il messaggio fortemente ecologista e pacifista,i personaggi umani e non, la straordinaria messa in scena del pianetaPandora e di tutti gli effetti speciali (a cui ha collaborato ilravennate Giuseppe Tagliavini), fanno di Avatar un film perfetto per ilgrande pubblico, che si è divertito e ha assimilato valori certamentepositivi.   7

Perché è da evitare di Mr. Hyde
Alla fine dell’estenuante visione di Avatar, oltre alla noia, erocompletamente invaso da sensi di deja vu cinematografici. Perché,nonostante il magnifico impatto visivo, Avatar è un collage pocooriginale e poco avvincente di film, da Balla Coi Lupi a Shrek, daPocahontas al Princess Mononoke di Miyazaki, passando per Matrix eGuerre Stellari, fino a finire nel territorio dei Puffi, rappresentatiqui in versione supermaxieroi. Ci sono proprio tutti gli ingredientigiusti per il grande incasso: il marine pentito, l’aliena bellissima,il soldato cattivone e la scienziata buona, le battaglie epiche,l’invasione dei cattivi respinta… il tutto condito da tanto tantoamore! Insomma, a una scenografia bellissima si è affiancata unasceneggiatura che pare scritta da un bimbo (intelligente) di 6 anni,semplice e banale nel suo svolgimento. Il messaggio è certamentepositivo, ma il racconto è talmente disarmante e maldestro (dimenticavoil sergente in stile Schwarzy!) che passa in secondo piano, scivolandolentamente verso il finale, siglato da una stucchevole canzone.Fortunatamente il protagonista, pur diventandolo, non urla ai quattroventi di essere il re del mondo!   4

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