Blue Jeans, la più bella commedia generazionale a puntate

Secondo gli Afterhours «non si esce vivi dagli anni ?80». Eppure nei primi anni ?90 erano quasi di colpo spariti Reagan, la Thatcher, la Prima Repubblica, i sintetizzatori, e film e telefilm in larga parte impresentabili. In loro sostituzione, rock e cinema come nei mitici anni ?70: alle chitarre e i capelli lunghi della musica si affiancavano memorabili sparatorie, terremoti, e conflitti che solo il cinema degli anni ’90 ha saputo tirare fuori.

Ma non sapevamo ancora che sarebbero tornati tutti, da Bush a Lino Banfi, dalla crisi sociale ai Depeche Mode. Non avevamo cliccato su “svuota cestino”. Ma torniamo alle illusioni e ai bei tempi: nei primi anni ?90, timidamente su rai 3, si affacciava un bellissimo telefilm che se qualcuno ricorda è perché il titolo somiglia al divertente ma sterile collega Genitori in blue jeans, con Michael J.Fox (tutto molto anni ?80). The Wonder Years (anni meravigliosi), il cui titolo omaggia un’altra serie culto, Happy Days (giorni felici), in Italia è uscito col titolo Blue Jeans.

Siamo nel 1968, il Vietnam spegne sogni e speranze di tanti giovani, e la voce di un adulto racconta la propria infanzia: il protagonista è l’adolescente Kevin che incontra la sua bella e coetanea vicina di casa, Winnie. Inizia così, in un’unica serie composta da ben 115 episodi, il racconto di 5 anni di crescita e cambiamenti, sia per una nazione ferita a morte (Vietnam, Kennedy, Martin Luther King), sia per i nostri giovani protagonisti, che conosceranno l’amore attraverso i mille ostacoli che quella lontana realtà loro poneva. Splendido fin dalla sigla iniziale (With a Little Help From My Friends, versione Joe Cocker), Blue Jeans racconta con perfezione una generazione, un periodo e un paese col lieve tocco della commedia, strappando più di un sorriso, e senza quasi mai virare nel drammatico. La voce off, ispirata forse dal simile Stand By Me (magnifico film del 1986 di Rob Reiner), costituisce una sorta di guida per lo spettatore, mediando tra il mondo visto con gli occhi di un ragazzino e la realtà che invece li circondava.

Il finale, che  come abitudine qui non leggerete, è raccontato da due episodi romantici e struggenti che vedranno i nostri due protagonisti confrontarsi alle soglie della maggiore età. Nell’epilogo, Kevin adulto rivela agli spettatori sia il destino della propria storia d’amore che quello della famiglia, concludendo che «si cresce in un baleno: un giorno hai il pannolino, un altro sei morto. Ma le memorie della giovinezza ti accompagnano per tutto il cammino. Ricordo un posto, una città, una casa come tante altre, un cortile come tanti altri, una strada come tante altre. E ciò che è incredibile, dopo tanti anni, che le ricordo ancora… con meraviglia». Una delle forze del telefilm, con gli anni si è rivelata la sua pietra tombale: ogni puntata, oltre alla sigla, è accompagnata da capolavori musicali d’epoca. Proprio per i diritti carissimi di queste canzoni, la realizzazione in Dvd è impossibile, sia in patria che qui. Resta qualche puntata in rete, qualche videocassetta sbiadita, e soprattutto tanti ricordi meravigliosi per quella che è, per chi scrive, la più bella commedia a puntate mai vista.

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