Buried - Sepolto e Open water: le nuove frontiere dei thriller psicologici

Persone sepolte in una bara, abbandonate in mare al largo, su una seggiovia di notte, su un passo di montagna chiuso: uno sguardo cinematografico alla suspense finalmente “nuovo” e originale.


Buried - Sepolto, di Rodrigo Cortes (2010)
Inizio agghiacciante e inquietante: un uomo si sveglia, legato, in una bara di legno, dentro la quale è sepolto vivo, e senza ricordare come ci è entrato. Pian piano, esplorando la stretta prigione, trova qualche oggetto a lui molto utile, in primis un cellulare. Ambientato unicamente nella bara e con la presenza fisica di un solo attore (Ryan Reynold, bravissimo), Buried rappresenta innanzitutto una scommessa: mantenere la tensione dello spettatore per poco più di un’ora e mezza, trasmettendo un forte senso di claustrofobia misto a inquietudine. In poche parole, un thriller psicologico. Lo spagnolo Cortes centra l’obiettivo? Per molti critici sì, per chi scrive no. E pur salvando il finale, onesto e lineare, ci sono troppi punti a sfavore di un film che resta un interessante ma riduttivo esercizio di stile: si apprezza quasi tutto, dalla regia all’attore, passando per alcune buone trovate fino ad arrivare, come già detto, a un finale potente. Non sono le incongruenze, dovute alla dimensione della bara, alla batteria del cellulare o altri ospiti, a influenzare in negativo il film, perchè tutto ciò che non funziona è legato alla sua durata: 1 ora e 35 minuti: eccessivi per il genere, in quanto comprensivi di tempi morti. Il (fin troppo) tempestivo ritrovamento del cellulare nella bara è la chiave negativa del film: molte chiamate non sono utili alla storia e annoiano oltre misura lo spettatore, mentre altre danno rivelazioni premature. Ne consegue che un thriller che dovrebbe giocare sul fatto che sia spettatore che protagonista sono ignari di cosa sia successo prima del seppellimento, perde troppo presto mordente. Inevitabile, quindi, guardare l’orologio durante un film che non trasmette neanche quella claustrofobia messa in scena così palesemente. Certo, a nessuno piace chiudersi vivo in una bara, ma questo lo sapevamo già. In uscita in DVD.   5

Open Water, di Chris Kentis (2003)
Sette anni prima di Buried, l’indipendente Chris Kentis ha percorso le nuove vie del thriller con l’originale Open Water, film nel quale una coppia di sub viene di fatto abbandonata una notte al largo in balia dei carnivori pericoli del mare. Lo stile del regista, che gira il film in un digitale a livello del mare sempre di fronte ai protagonisti, dà forte realismo a una storia verosimile, che è sicuramente impressa nell’immaginario di tutti noi grazie allo squalo spielberghiano. Kentis riesce nel clamoroso intento di girare un thriller claustrofobico pur essendo ambientato nel mare al largo, con due soli (e bravissimi) attori, e senza “programmare” nessun evento: loro sono in mare, e l’unica azione è la speranza. A differenza del film di Cortes, il film dura neanche un’ora e venti, e non si perde di vista la scena neanche per un secondo. E c’è posto anche per l’ironia. Un gioiello, che ha avuto un sequel-fotocopia inutile. Reperibile in dvd.   7 1/2

Inedito in Italia, ma prossimamente su queste pagine: Frozen, thriller nel quale i protagonisti rimangono bloccati al freddo su una seggiovia: vedremo come si collocherà la neve, tra mare e bare.

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